Bologna, 23 febbraio 2024 – La resa dei conti è solo rimandata. Il futuro, invece, è già qui, anche se per lo più imperscrutabile e ancora confuso. Sono ore concitate in casa Pd, dopo il voto in Senato che ha seppellito le speranze del numero uno di viale Aldo Moro, Stefano Bonaccini, di ricandidarsi alla guida dell’Emilia-Romagna. Un voto che ha lacerato un Pd mai così diviso (per una volta non è un modo di dire) e aperto scenari inediti, ma non certo inaspettati. A partire dai nomi che potrebbero prendere il posto del presidente in carica come candidato del centrosinistra alle Regionali.
Ma andiamo con ordine. Il tema intorno a cui ruota tutto resta sempre quello: cosa farà Bonaccini? Esclusa l’ipotesi terzo mandato – che ieri il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, tra i primissimi sostenitori di Schlein, ha archiviato con un gelido ed eloquente "lascio ai parlamentari le decisioni che spettano ai parlamentari, io faccio il sindaco e non sono interessato a fare il terzo mandato" – la prima cosa da capire è se il nome dell’inquilino numero uno di viale Aldo Moro potrà essere speso per le Europee. Prospettiva sicura qualche mese fa, in caso di fine corsa in Regione, ma decisamente meno salda oggi, soprattutto se Elly Schlein deciderà di correre in prima persona e di farlo come capolista.
Escluso il capitolo Europee, dunque, Bonaccini potrebbe rimanere in viale Aldo Moro fino alla scadenza naturale della legislatura, mandando così l’Emilia-Romagna al voto tra poco più di un anno, nella primavera 2025. Un lasso di tempo sufficiente per individuare e preparare il nome giusto per la successione. Ad oggi si profila un derby tra l’assessore alle Attività Produttive, Vincenzo Colla, e il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale.
Il primo sarebbe un profilo nel segno della continuità e in grado di avere, grazie al passato da segretario regionale della Cgil, un forte legame anche con la segreteria Schlein e il mondo del lavoro a cui vuole guardare il Pd odierno. Il secondo, invece, vicinissimo a Bonaccini, ha dalla sua l’effetto-novità e la carta della ricostruzione post-alluvione da giocarsi, in vista di una campagna elettorale che si preannuncia senza esclusione di colpi. Più staccati i profili femminili, a partire dall’europarlamentare Elisabetta Gualmini e alla sindaca uscente di San Lazzaro, Isabella Conti.
Il puzzle resta comunque ancora difficile da ricomporre. Tanto che c’è chi non esclude che a un certo punto potrebbero tornare in auge nomi finora scartati e relegati alle suggestioni della fantapolitica. Come quello di Igor Taruffi, assessore regionale al Welfare nella giunta Bonaccini e responsabile organizzazione del Pd targato Schlein, su cui la segretaria, giurano tra i dem, vorrebbe fare un ulteriore tentativo prima di levarlo definitivamente dal tavolo. Purché, ovviamente, la segretaria passi indenne le forche caudine delle Europee.
Resta, sul terreno del centrosinistra, un’ultima cosa da capire, cioè cosa farà Bonaccini dopo i dieci anni in Regione. E se c’è qualcuno che si spinge a pronosticare per lui una specie di periodo sabbatico in cui si dedicherà solo a fare il presidente del Pd, proprio in queste ore è tornato a soffiare prepotente il vento del cosiddetto ’lodo Rando’. Tradotto: la senatrice Vincenza Rando, eletta all’uninominale di Modena, si dimette per entrare come assessore nella nuova giunta regionale, si va ad elezioni supplettive per il seggio lasciato vacante e il centrosinistra candida Stefano Bonaccini, che diventerebbe così senatore della Repubblica. Tutto linare, tutto perfetto. Con un solo particolare: le elezioni, quelle Regionali, il centrosinistra prima deve vincerle.