Bologna, 11 giugno 2024 – Il calcio come filosofia, da Campogalliano (Modena) a Bruxelles: "Quando giocavo ero un centravanti – dice Stefano Bonaccini –, ma chiunque ha fatto sport sa che nessuno può vincere da solo. Si vince solo giocando di squadra e mai come in questo periodo il Pd è stato unito, coeso, compatto, presente nelle piazze, nei mercati, nei luoghi della socialità, dove si discute e ci si confronta guardando negli occhi le persone".
Da presidente dell’Emilia-Romagna e del Pd ha ottenuto quasi 400mila preferenze.
"Sono tantissime, un risultato andato oltre ogni aspettativa. Leggere quel numero mi emoziona e mi commuove. Voglio ringraziare di cuore tutti. In particolare la mia famiglia, cui ho pensato subito: fare politica e amministrare una regione straordinaria come l’Emilia-Romagna sono esperienze bellissime, che mai avrei sognato quando ho iniziato la mia militanza, ma inevitabilmente tolgono tempo e spazio agli affetti".
E ora?
"Non smetterò mai di stare sul territorio, tra le persone, per rappresentare le nostre comunità. E il Pd può rappresentare anche tutte le posizioni all’interno dell’area progressista e riformista: mi auguro che il periodo dei litigi e delle polemiche tra di noi sia definitivamente alle spalle".
Il sistema è sempre più bipolare: come deve agire il Pd in questo panorama?
"Puntando su poche battaglie, chiare e comprensibili. La segretaria Elly Schlein ha fatto benissimo a denunciare lo smantellamento della sanità pubblica, così come è sacrosanta la battaglia per il salario minimo. Allo stesso modo, ambiente e lavoro non possono essere messi in contrapposizione. Il Pd è l’alternativa più solida e credibile alla destra".
Giorgia Meloni ha ottenuto un grande consenso, si è rafforzata e tanti Paesi guardano a destra: che Europa vede dal 16 luglio?
"C’è un pericoloso vento estremista: questo chiama tutte le forze a una maggiore presa di consapevolezza per respingere quello che è un attacco all’esistenza stessa dell’Europa. Compresa Giorgia Meloni. Il suo consenso è evidente, ma le consegna un’ulteriore responsabilità: dopo aver abbracciato negli anni scorsi idee antieuropeiste e votato contro i 240 miliardi del Pnrr, oggi rivendica un suo presunto ruolo di forza in Europa".
Quindi cosa dovrebbe fare?
"Difenda gli interessi del nostro Paese, delle sue imprese e delle famiglie, che proprio grazie ai fondi europei hanno potuto aumentare in benessere e progresso. Serve un’Europa più giusta e più vicina alle persone, certo, ma serve comunque più Europa ed è il contrario di quanto dicono alcuni dei suoi alleati: per esempio la Lega di Vannacci".
Cosa farà per primo?
"Togliere il diritto di veto che permette a un singolo Stato di bloccare un provvedimento se anche tutti gli altri sono d’accordo: è una limitazione alla democrazia che non ha più senso di esistere nel 2024".
Si dimetterà dalla presidenza della Regione?
"Rispetterò i tempi di legge e lascerò prima dell’insediamento del Parlamento Europeo a metà luglio. Continuerò a seguire l’Emilia-Romagna fino all’ultimo giorno, è doveroso e rispettoso verso gli emiliano-romagnoli. Penso allo scandalo dei mancati rimborsi dell’alluvione".
Il campo largo in Emilia-Romagna avrebbe la maggioranza assoluta: si può ancora fare?
"Dal 2020 guido una coalizione che va dalla sinistra fino ad Azione e Italia Viva. Da anni votiamo e condividiamo provvedimenti importanti insieme ai Cinque Stelle, che ormai governano insieme al centrosinistra in giunte di città come Ravenna o Bologna. Il mio successore? Scegliere velocemente. Uniti si vince, per il bene dei cittadini".