REDAZIONE EMILIA ROMAGNA

Bonaccini attacca l’autonomia differenziata, il rimpianto per la proposta dell’Emilia Romagna bocciata

Il duro attacco del presidente della Regione Emilia Romagna sul dl autonomia differenziata: “Rischia di spaccare il Paese, è un atto vuoto varato dividendo la Conferenza delle Regioni e senza il parere positivo di Comuni e Province”

Bologna, 19 giugno 2024 – Non ci sta Stefano Bonaccini. Il presidente della Regione Emilia-Romagna attacca l’approvazione nella notte del decreto di legge sull’autonomia differenziata, con 172 voti a favore e 99 contrari.

Stefano Bonaccini attacca l'approvazione del decreto di legge sull'autonomia differenziata: "Atto vuoto"
Stefano Bonaccini attacca l'approvazione del decreto di legge sull'autonomia differenziata: "Atto vuoto"

"E’ un provvedimento sbagliato nel merito e nel metodo – il suo commento – varato dividendo la Conferenza delle Regioni e senza il parere positivo di Comuni e Province, che rischia di spaccare il Paese. Ma è anche un atto vuoto, senza un euro per garantire gli stessi diritti essenziali ai cittadini da Sud a Nord (i lep, livelli essenziali delle prestazioni, ndr)”.

Scalpo politico

Il governatore dell’Emilia-Romagna conserva infatti dubbi sull’effettivo scopo del decreto legge, che ha l’obiettivo di concedere maggiore autonomia alle regioni a statuto ordinario che ne fanno richiesta. “Così concepito – continua Bonaccini – non risponde ad alcuna necessità del Paese ma è solo alla lo scalpo politico che la premier Giorgia Meloni ha concesso alla Lega e a Salvini in cambio del via libera al premierato, un'altra riforma sbagliata e dannosa. Passano così il premierato (cui la Lega era contraria) e il ddl Calderoli (cui Fratelli d'Italia e Forza Italia erano contrarie).

Bocciata la proposta dell’Emilia-Romagna

Non solo: Bonaccini ha anche rimpianti sulla mancata approvazione della proposta di autonomia che aveva avanzato l’Emilia-Romagna, poiché “condivisa e definita insieme a tutte le parti sociali nel Patto per il Lavoro e senza mai un voto contrario in Consiglio regionale e che puntava a gestire direttamente solo specifiche funzioni all'interno delle 23 materie previste. Per semplificare, sburocratizzare, dare risposte più efficaci a cittadini e imprese e poter programmare gli interventi necessari sul territorio, senza chiedere un solo euro in più allo Stato”.