
Oltre ottomila cantieri in corso, il 57% delle risorse liquidato negli ultimi due anni "L’obiettivo 2025 è di imprimere un’accelerazione anche alle opere pubbliche".
Commissario Guido Castelli, qual è lo stato dell’arte nella ricostruzione post sisma? "Il cambio di passo è documentato da dati inconfutabili. Abbiamo quasi 34mila progetti depositati e oltre 12mila cantieri chiusi. Ce ne sono ottomila in corso e abbiamo concesso più di 10 miliardi, 5,5 (il 57%) liquidati negli ultimi due anni. È evidente che azione di semplificazione e filiera istituzionale hanno prodotto un’accelerazione. Di 12mila cantieri chiusi, 7mila sono nelle Marche. Qui in corso ne abbiamo 5mila. Intanto gli sfollati rientrano nelle case: siamo passati da 14.500 a 11.300 persone tra chi vive nelle Sae e percepisce il Cas. Insomma, abbiamo sbloccato la situazione, superando una paralisi dovuta anche a difficoltà di carattere logistico. L’ordinanza speciale per Camerino, ad esempio, ha favorito la cantierizzazione comune: gru condivise, una sorta di cooperazione nella logistica dei cantieri. Appena insediato, ho chiesto al governo una serie di provvedimenti per superare l’impasse determinata da alcune storture, in primis la questione dell’anticipo Iva. In sostanza, l’imprenditore terremotato doveva anticipare l’Iva su lavori e materiale. Invece ho ottenuto l’autorizzazione a erogare anticipi, da restituire poi. Ciò ha sbloccato la ricostruzione di alberghi e strutture produttive: emblematico è il caso dell’hotel Felycita di Ussita, uno dei più antichi sui Sibillini. Secondo punto: la norma che fino all’anno scolastico 2028-2029 consente nel cratere la composizione di classi in deroga. Stiamo ricostruendo 450 scuole e il rischio era che restassero senza classi per l’applicazione di limiti troppo stringenti. Il governo ci ha consentito di mantenere le classi con organici speciali, così abbiamo salvato la rete dell’istruzione nei borghi. Terzo: la stabilizzazione di circa 500 dipendenti comunali degli uffici per la ricostruzione. Senza di loro sarebbe stata la paralisi. E ancora: il governo ha stanziato 1,5 miliardi in più per la ricostruzione pubblica. Ciò ci ha consentito di sbloccare il 98% delle opere pubbliche, che abbiamo programmato e finanziato: sono 3.500. Quando mi sono insediato, il 45% non era stato avviato".
Il cambio di passo avviato negli ultimi due anni ora è a un punto cruciale. Quali sono i lavori più importanti che stanno per concludersi o partire? "A Visso abbiamo suddiviso il centro storico in cinque aggregati e affidato la progettazione. Entro l’anno contiamo di partire con i lavori. Poi ci sono la scuola Betti (Camerino) e l’istituto Divini (San Severino), nel Maceratese. Finanziati con un’ordinanza di Errani, i lavori si erano avviluppati in un problema di fallimenti e diserzione delle imprese. Ora la scuola Betti di fatto è finita e dal prossimo anno scolastico asilo, primaria e medie avranno una sede. Lo stesso dicasi per l’Itis Divini, che aprirà i battenti dal prossimo anno. E ancora: la galleria Trisungo sulla Salaria. Siamo riusciti a finanziarla in maniera importante e domani (oggi, ndr) abbattiamo l‘ultimo diaframma. Sulla Salaria sono stati avviati i lavori della variante di Mozzano, cerniera importantissima per la Pedemontana. E poi sta andando a gara l’altro grande intervento (finanziato col programma Revita da 2,7 miliardi), il tratto Acquasanta-Quintodecimo, progettato e finanziato a tempo record. Cito anche il sottopasso di via Roma, a Macerata, finanziato con i fondi del Pnc".
Tanti cantieri, rischi per la sicurezza? "Uno dei problemi che sembrava incancrenito e insuperabile era l’attuazione del badge di cantiere, previsto dal decreto legge 189 fin dal 2017 per i cantieri della ricostruzione. Questo strumento consente di individuare con precisione chi è presente nei cantieri, garantendo trasparenza e maggiore sicurezza. La lotta alle infiltrazioni mafiose passa anche attraverso la regolarizzazione dei lavoratori: dove ci sono organici in nero, la criminalità organizzata può insinuarsi con maggiore facilità. Nel 2024, il ministero dell’interno ha emesso 29 interdittive antimafia nell’area del cratere; nei primi mesi del 2025, ce ne sono già state quattro. Con la fine del Superbonus 110%, l’attenzione della criminalità potrebbe spostarsi sul più grande cantiere d’Europa, ma noi siamo pronti".
Si sta ricostruendo, ma per chi? "Già prima del terremoto la situazione demografica era preoccupante, e la crisi sismica l’ha aggravata, accentuando la tendenza allo spopolamento delle aree interne. Per questo stiamo sviluppando il piano Next Appennino, con l’obiettivo di rendere il cratere più attrattivo e sicuro. Il Piano Revita punta a superare l’isolamento viario e digitale. Vogliamo favorire la ’restanza’, ovvero la scelta di rimanere, attraverso la creazione di un ecosistema digitale familiare e accessibile. Abbiamo avviato la digitalizzazione degli archivi comunali e stiamo sviluppando data center e protocolli di cybersicurezza per rafforzare la connettività delle aree interne. Parallelamente, stiamo incentivando le imprese con misure basate sull’innovazione, perché riteniamo che solo innovando si possa competere anche partendo dal cratere. Abbiamo finanziato aziende che utilizzano tecnologie avanzate. Un altro pilastro di Next Appennino è il recupero delle risorse locali, in particolare del legno. Il 70% del territorio è coperto da foreste, ma finora la ricostruzione non ha sfruttato il legname locale. Stiamo ripristinando le filiere del legno, dal taglio alla lavorazione, finanziando 18 imprese con l’obiettivo di utilizzarlo sia per scopi energetici, sia per la produzione di materiali edilizi. Abbiamo già il primo pellet dei monti della Laga e travi lamellari in faggio locale".
C’è il rischio che la ricostruzione si fermi con la fine del Superbonus? "Intanto stiamo lavorando per gestire al meglio le ultime pratiche che possono beneficiare del Superbonus, il cui termine ultimo è il 31 dicembre 2025. Siamo in contatto con il ministero dell’economia e l’Agenzia delle entrate per ottimizzare le procedure e garantire il massimo utilizzo delle risorse disponibili. E poi abbiamo introdotto l’ordinanza 222, che prevede maggiorazioni specifiche per coprire integralmente i costi di costruzione in alcuni casi particolari, specie dove sono più elevati. Abbiamo condotto un’analisi statistica per individuare le aree più esposte al rischio di accolli economici, aumentando i contributi nelle zone più svantaggiate, come i cantieri disagiati, i territori a più alta amplificazione sismica e quelli con maggiori costi di ricostruzione. L’ordinanza sarà resa efficace nei prossimi giorni e confidiamo che produca gli effetti sperati. Se necessario, apporteremo modifiche e integrazioni per garantire il massimo sostegno a cittadini e imprese. L’obiettivo è di neutralizzare gli accolli per i terremotati".
Qual è l’obiettivo del 2025? "Nel 2025 puntiamo a sviluppare l’intera ricostruzione pubblica. Abbiamo circa 1.500 opere pubbliche da realizzare, per un valore di circa 2 miliardi, che includono municipi, cimiteri ed edifici comunali strategici. Dopo l’accelerazione della ricostruzione privata, ora è il momento di imprimere una svolta anche alla ricostruzione pubblica. Un altro obiettivo chiave è intervenire nei luoghi più devastati, come Camerino, Pieve Torina, Castelsantangelo e Arquata del Tronto. Qui abbiamo in gara un grande progetto da 71 milioni per la ricostruzione delle fondazioni di Arquata, presentato al congresso mondiale di ingegneria sismica. Sperimentiamo nuove competenze, che rappresentano un valore aggiunto per la sicurezza sismica complessiva".