REDAZIONE EMILIA ROMAGNA

Green pass spariti e vaccini fatti all’estero: tutti i malanni della burocrazia da Covid

Sono centinaia le richieste che arrivano ogni giorno all’Ausl Romagna, tra errori, drammi kafkiani e ritardi nella certificazione della guarigione

Dai Green pass spariti ai vaccini all’estero: i malanni della burocrazia da covid

Cesena, 28 gennaio 2022 - Labirintica, vessatoria e traditrice. La burocrazia non si smentisce neppure nelle pratiche per ottenere il green pass, e dunque la possibilità di usufruire a pieno diritto delle libertà concesse a chi ha disciplinatamente osservato gli obblighi vaccinali. Già c’è da impegnarsi in una gimkana quotidiana tra zone a colore, accessi, divieti, mascherine sì e no, quarantene da risiko, green pass in scadenza. A tutto ciò si aggiungono le trappole della burocrazia. Ecco alcuni casi.

Dati Covid oggi in Emilia Romagna: il bollettino

L’INSEGNANTE RISCHIA IL POSTO Un’insegnante cesenate rischia il posto di lavoro perché ha fatto la terza dose in un’altra regione, che forse ha sbagliato l’attribuzione tra terza e seconda dose. Il cervellone dell’Asl dice che tra un po’ scade il suo pass e dunque il diritto di presentarsi a scuola.  

L’ARTIGIANO BLOCCATO IN CASA Un artigiano ravennate negativo dal 12 gennaio, nonostante i solleciti sta ancora aspettando che il suo fascicolo elettronico faccia comparire il green pass per tornare a lavorare. Anche lui fa parte dell’esercito dei cosiddetti guariti fantasma, costretti a casa perché l’Asl non riesce ad emettere il risultato del tampone finale, mentre si avvicina inesorabilmente la data di scadenza del pass.  

IL MANAGER VACCINATO ALL’ESTERO Un manager cesenate che ha lavorato fino a qualche tempo fa in Australia, e lì si è vaccinato, aspetta il pass in Italia che, però, potrà arrivare solo dall’azione concorde di una rete che mette insieme medici e tecnici. Green pass nei negozi, domande e risposte sui controlli

TERZA DOSE A UN MESE DAL COVID? E poi ci sono i coniugi residenti in un’altra regione, che si sono presi il Covid in Emilia-Romagna e qui hanno fatto quarantena, ma non riuscendo a certificare con un tampone molecolare né l’inizio né la fine del contagio, poiché per loro la trafila è complicatissima e nel marasma generale non hanno trovato altro santo a cui votarsi che un tampone fai da te, in attesa di un tampone in farmacia arrivato a guarigione già arrivata. I due, per essere in regola, visto che il loro green passa scade a breve, hanno una sola alternativa: sottoporsi alla terza dose. Ma è opportuno in persone settantenni che hanno ancora lancia in resta gli anticorpi innescati dal contagio esauritosi appena un mese fa? Su questo caso c’è una rassicurazione autorevole, quella del professor Vittorio Sambri, direttore del laboratorio di Microbiologia di Pievesestina: "L’unico effetto collaterale può essere solo un aumento delle difese contro il virus".  

LA TASK FORCE BOLOGNESE E per tutti gli altri casi? L’Asl di Bologna, ad esempio, su cui piovono 800 richieste del genere ogni giorno, ha attivato un servizio di risposte tramite mail a cui lavorano fino a 10 persone.  

IN ROMAGNA "Anche nell’Asl Romagna le richieste sono tantissime – risponde il dottor Francesco Sintoni, responsabile dei distretti sanitari dell’Asl Romagna –, e i percorsi per accedere alle risposte sono molteplici. Si può passare dal proprio medico di medicina generale, che ha rapporti diretti con gli operatori dell’Igiene Pubblica, dall’Ufficio di relazione con il pubblico, o all’indirizzo mail del dipartimento di Sanità pubblica, sanita.pubblica.ce@auslromagna.it. Per le vaccinazioni avvenute all’estero invece si può scrivere a vaccinazioni.ce@auslromagna.it ed è un servizio a cui moltissimi fanno riferimento. Dall’altra parte del computer ci sono operatori sanitari che valutano i casi e li risolvono quando sono di loro competenza, altrimenti li girano a chi di dovere. Non sono certo che la risposta arrivi in 24 ore ma non in più di due giorni". "Vorrei evidenziare - continua il dottor Sintoni - che la competenza del green pass è del Ministero e a volte non c’è la possibilità per noi di intervenire. In quel caso si può chiamare il 1500 o collegarsi al sito del ministero". Basta tutto questo? A giudicare dal numero di chi protesta parrebbe di no.