Bologna, 15 novembre 2022 - Tasche sempre più povere, richieste sempre più alte per il reddito di cittadinanza. Aumentano infatti le domande arrivate alla Regione per aver accesso allo strumento anti-povertà: sono già oltre 39mila quelle pervenute a viale Aldo Moro nel 2022.
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Emilia Romagna, le domande per il reddito di cittadinanza
Le richieste erano state 52mila nel 2020, 45mila nel 2021 e sono già arrivate a 39mila, per un importo mensile medio di 494 euro, quest’anno, a conferma della grande di richiesta da parte degli emiliano-romagnoli. Questo mentre la commissione Politiche per la salute e politiche sociali della Regione, presieduta da Ottavia Soncini, approva il piano regionale per il contrasto alle povertà per il triennio 2022-2024.
“Le risorse nazionali disponibili per il triennio 2021-2023 equivalgono a 137 milioni di euro (rispetto ai 619 milioni a livello nazionale)”, riferisce Igor Taruffi, assessore regionale alle Politiche sociali. Taruffi ha poi spiegato “che c’è bisogno di misure per contrastare la povertà”, proprio come il reddito di cittadinanza, “così come lo era per il reddito regionale di solidarietà”.
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Il futuro del reddito di cittadinanza
Non è un mistero, però, che il nuovo governo Meloni abbia fatto del contrasto (o quanto meno di una sostanziale riforma) alla misura uno dei propri cavalli di battaglia della campagna elettorale che ha portato alle elezioni del 25 settembre. E ora, con il nuovo esecutivo al potere, le prospettive sul reddito di cittadinanza sembrano sempre più nebulose, con il conseguente interesse crescente da parte dei cittadini. Gli ultimi sviluppi fanno capire come lo strumento non sarà abolito, ma subirà sicuramente modifiche radicali volute dalla destra. “Costa circa 10 miliardi all’anno: se una parte di quei soldi fossero dati alle imprese per ridurre il costo del lavoro avremmo molti posti di lavoro in più e anche lavori più dignitosi dal punto di vista della retribuzione”, aveva dichiarato pochi giorni fa Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento.
Lo scenario sembra far trapelare come il reddito sarà rivisto: verrà rinnovato per tempistiche sempre più brevi e non sarà vita natural durante, l’assegno calerà con il passare del tempo e, soprattutto, verrà negato a chi rifiuterà una sola offerta di lavoro congrua.
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La polemica
In viale Aldo Moro, intanto, il dibattito sulla povertà continua. Per Daniele Marchetti (Lega) nel contenuto del documento approvato dalla commissione ci sono “anche aspetti ideologici e buona parte di queste risorse finiscono nelle tasche di cittadini stranieri”, con “uno sbilanciamento eccessivo”. E sul reddito di cittadinanza: “A fronte di un 5,3 per cento di famiglie sotto la soglia di povertà, solo un 4 per cento ne usufruisce: un’anomalia”. Non tarda la risposta di Taruffi: “Il 60 per cento delle risorse va al 70 per cento di italiani: non è una misura che aiuta prevalentemente cittadini stranieri, che comunque sono persone che pagano le tasse qua. Sarebbe un errore clamoroso eliminare il reddito di cittadinanza". L'attacco alla misura arriva anche da Luca Cuoghi di Fratelli d’Italia: “Qui un piano importante, ma con un difetto: parte da linea guida nazionali che sono in evoluzione. Il reddito di cittadinanza verrà rivisto, servono valutazioni adeguate: l’obiettivo deve essere quello di creare nuovo lavoro”. Pd e lista Bonaccini, invece, restano a favore del RdC, che va comunque “rivisto”. I cittadini, intanto, aspettano.