REDAZIONE EMILIA ROMAGNA

Payback sanitario: la Regione Emilia Romagna proroga la scadenza a fine anno

La decisione dopo un incontro con il settore che produce il 23% del Pil regionale. La promessa di Colla e Fabi: porteremo la questione sul tavolo nazionale

Il Payback sanitario riguarda circa 500 aziende biomedicali in regione: producono il 23% del Pil dell'Emilia Romagna

Il Payback sanitario riguarda circa 500 aziende biomedicali in regione: producono il 23% del Pil dell'Emilia Romagna

Bologna, 30 gennaio 2025 – Payback sanitario, mossa a sorpresa della Regione Emilia-Romagna dopo le polemiche e le proteste del nutrito comparto biomedicale emilia romagnolo. L’Ente guidato da Michele De Pascale, infatti, ha deciso di prorogare la scadenza degli avvisi di pagamento al 31 dicembre, con possibilità di rateizzazione della spesa.

Perché è importante

Inoltre, la Regione annuncia l’attivazione immediata di un tavolo tecnico regionale permanente con le rappresentanze del biomedicale che conta almeno 500 aziende in regione con 14mila lavoratori. Un comparto che rappresenta circa il 23% del Pil regionale e vede nella zona di Mirandola, in provincia di Modena, il suo cuore pulsante. Considerato anche l’indotto, sono centinaia le piccole e medie imprese (ossia 5mila posti di lavoro) che vengono coinvolte nella decisione.

Il tavolo nazionale

Il vicepresidente con delega allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, e l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi, porteranno anche la questione nelle rispettive Commissioni della Conferenza delle Regioni. L’intento è fare pressioni sul Governo affinché venga abrogato il meccanismo che mette in difficoltà e nell’incertezza una filiera strategica per l’economia regionale e nazionale. Infine, viene annunciato un incontro nel distretto biomedicale di Mirandola di tutti i soggetti coinvolti. All’orizzonte, il prossimo 11 febbraio è prevista la prima udienza di merito del Tar del Lazio.

L’incontro

La decisione è stata condivisa dalla Regione con le associazioni di rappresentanza del comparto biomedicale durante un incontro svoltosi oggi pomeriggio a Bologna. Al confronto, insieme al vicepresidente, Vincenzo Colla, e all’assessore, Massimo Fabi, i vertici delle associazioni di categoria emiliano-romagnole: Agci, Comitato unitario delle professioni intellettuali degli ordini e dei collegi professionali (Cuper), Commissione Regionale Abi, Confagricoltura, Confapi Emilia, Confapindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Cna, Confesercenti, Confimi Romagna, Confindustria, Confprofessioni, Legacoop, Anci, Unioncamere, Uncem e Confsal.

La richiesta di pagamento

La Regione, per non infrangere i termini di legge, nei giorni scorsi, quale atto dovuto ha inviato alle imprese emiliano-romagnole la richiesta di pagamento del payback sui dispositivi medici.

“Abbiamo portato al centro del dibattito una norma che, comunque la si consideri, rischia di creare gravi problemi sia al sistema pubblico che a quello privato. Continueremo a batterci per una revisione del meccanismo - spiegano Fabi e Colla - e insieme alle imprese del settore e alle loro rappresentanze proseguirà la pressione della Regione sul Governo per la sua abrogazione. Questo a salvaguardia della tenuta del Sistema sanitario nazionale e della tutela della salute delle persone, oltre che per scongiurare situazioni di incertezza e difficoltà delle imprese e per l’intera filiera del biomedicale, strategica per l’Emilia-Romagna e per il Paese”.

Cos’è il payback sanitario

Il sistema del payback sui dispositivi medici è stato introdotto con una normativa nel 2011, stabilendo un tetto alla spesa pubblica per i dispositivi medici sia a livello sia nazionale che regionale. Nel caso di sforamento del tetto, le Regioni dovevano coprire i costi in eccesso. Nel 2015, con una modifica di legge, è stato previsto che le aziende fornitrici di dispositivi medici partecipassero al “ripiano” del debito, contribuendo fino al 50%. Questo per il periodo 2015-2018.