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Affitti brevi, anche l’Emilia Romagna nella Banca dati strutture recettive: cos’è e cosa cambia

Il progetto, in collaborazione con il Ministero del Turismo, mira ad avere un maggiore controllo e tracciabilità degli immobili turistici o destinati alle locazioni brevi tramite il Codice identificativo nazionale. Ecco come funziona

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Una coppia arriva in un Bed and Breakfast in mezzo alla natura (foto di repertorio)

Bologna, 21 agosto 2024 – Anche l'Emilia-Romagna si unisce alle altre regioni che sono già entrate nella fase sperimentale della BDSR (Banca dati strutture recettive), per cercare di mettere un po’ di ordine nella regolamentazione degli affitti brevi. Si tratta dunque di una banca dati nazionale a disposizione di Regioni, Province autonome e cittadini.   

Di questo progetto, che vede la collaborazione delle Regioni e Province autonome del governo – nello specifico il Ministero del Turismo – facevano già parte Abruzzo, Calabria, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Veneto e la Provincia Autonoma di Bolzano.

A queste si aggiungono Emilia Romagna, Piemonte e Valle d’Aosta. 

Affitti brevi, tracciare le strutture tramite il Cin

Da oggi, quindi, anche i cittadini e gli operatori turistici dell’Emilia Romagna potranno richiedere il Codice Identificativo Nazionale (CIN) da utilizzare per la pubblicazione degli annunci e per l’esposizione all’esterno delle strutture e degli immobili destinati ad uso turistico, affitti brevi, alberghi e qualsiasi tipologia di strutture extralberghiere (b&b, ostelli, agriturismi, affittacamere). Il codice si può richiedere una volta registrata la propria struttura sulla Banca dati strutture recettive

Tale progetto è stato pensato per garantire una maggiore tracciabilità e controllo, contribuendo così a una gestione più efficace e trasparente nel settore degli affitti brevi e delle strutture ricettive.

Una banca dati unificata per il monitoraggio

Come spiega un video tutorial sul sito del Ministero del turismo, la Bdsr “stabilisce parametri omogenei e processi standardizzati a livello nazionale finalizzati alla tutela del consumatore”, regolamentando “le modalità di gestione del codice identificativo nazionale”.

Infatti, “i titolari di strutture recettive beneficiano di un processo semplificato per richiedere un codice identificativo nazionale da utilizzare per la pubblicazione degli annunci e per l’esposizione all’esterno delle strutture e degli immobili in locazione breve o turistica".

“La cooperazione tra Ministero, Regioni e Province autonome si rafforza tramite una banca dati unificata che facilita il monitoraggio degli edifici ricettivi”, spiegano dal Ministero. Il progetto ne coinvolge oltre 400mila e si divide in due fasi. La prima fase “è sperimentale per lo sviluppo del modello di interoperabilità” e una seconda fase di “entrata a regime.

Chi può ottenere il Codice e cosa deve fare 

Il Cin può essere ottenuto da un titolare di una struttura ricettiva o di un immobile destinato alla locazione breve. Una volta effettuato l’accesso tramite Spid o Cie sulla pagina Bdsr del Ministero del Turismo (‘Ottieni Cin’), “i titolari potranno visualizzare le strutture recettive collegate, integrare i dati e ottenere il codice identificativo nazionale”.

Si possono vedere le strutture di propria competenza e richiedere un Cin per ogni struttura cliccando su ‘Dettaglio scheda’ della struttura, compilando i dati, leggendo l’informativa e cliccando su ‘Ottieni Cin’. Infine, dopo l’email di notifica di assegnazione del Cin, si può accedere alla Bdsr e scaricare il pdf della creazione del Cin protocollato dal Ministero del Turismo. 

Il Codice identificativo nazionale si può ottenere registrandosi alla Banca dati per le strutture ricettive
Il Codice identificativo nazionale si può ottenere registrandosi alla Banca dati per le strutture ricettive

Quando finisce la sperimentazione

Le disposizioni inerenti alla Bdsr saranno applicabili solo a partire dal sessantesimo giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’avviso di entrata in funzione della banca dati a livello nazionale, prevista non oltre il 1° settembre 2024.

In questa prima fase di sperimentazione, quindi, non si incorrerà in sanzioni, e ai cittadini che lo desiderano è consentito di adeguarsi agli obblighi correlati al Cin.