Niente bandi per il rinnovo delle concessioni balneari grazie a una maschera antigas. Quei bagnini che oggi non saranno toccati dalla Bolkestein possono ringraziare un imprenditore lungimirante che arrivò sulla spiaggia quando l’idea di un’Europa unita non faceva nemmeno capolino nei salotti delle monarchie e degli Stati del vecchio continente. Quel signore si chiama Luigi Gaetano Ceschina, Nato a Dizzasco vicino a Como. Era un industriale che nel 1907 ideò una fabbrica di cotone idrofilo e materiale di medicazione. Gli affari andavano bene, ma pochi anni più tardi sul Paese soffiarono i venti di guerra.
Da quel momento cambiò tutto. Anche Ceschina cambia, e come tanti altri industriali si adegua alla produzione bellica. Lo fa realizzando maschere antigas che per altro volle testare personalmente. L’Italia non era pronta a difendersi dalla guerra chimica al fronte, così venne chiesto alla Sanitaria dell’industriale di realizzare rapidamente le maschere per i soldati. La prima Guerra mondiale fu un conflitto lungo che lasciò il Paese stremato a fare i conti con le sue debolezze e la sua povertà. Alla ripartenza l’imprenditore attendeva di essere pagato per poter riconvertire la produzione, ma l’Italia non aveva soldi. Così lo Stato gli diede in cambio dei terreni, e sulla Riviera romagnola vennero offerti all’industriale strisce di sabbia bagnate dal mare e lasciate a se stesse, con la vegetazione e le dune. Pezzi di terreno che per alcuni non avevano alcun valore. Ceschina se li prese, era innamorato di questi luoghi tanto da investire per costruire il Grand Hotel di Riccione nel 1929. Sempre a Riccione realizzò il Teatro Dante e lo stadio. Investì tanto, dando l’avvio a una stagione nuova, quella del turismo balneare. D’un tratto la quantità di terreni sabbiosi in riva la mare aveva tutta un’altra prospettiva. E nel dopoguerra la Riviera si appoggiò a quelle strisce di sabbia per certificare il proprio miracolo economico. Erano gli anni del boom del turismo. Ceschina morì nel 1960. L’impero patrimoniale venne diviso tra gli eredi e quei terreni vista mare divennero la casa di milioni di turisti. Tra la fine dello scorso millennio e i primi anni Duemila, bagnini e amministrazioni comunali hanno messo gli occhi su quei terreni. Se a Misano il Comune li volle acquistare tutti in un sol colpo, altrove si sono visti bagnini mettere mano al portafogli per portarsi a casa un pezzo di spiaggia. Nella zona nord di Rimini, a Torre Pedrera, ci sono interi stabilimenti di proprietà privata del bagnino. Qui i bandi e la Bolkestein non arriveranno mai. Altrove, da Bellaria Igea Marina a Riccione, ci sono stabilimenti in parte nati sui terreni Ceschina ed oggi passati nelle mani degli operatori o dei Comuni. Lembi di spiaggia a cui oggi ci si aggrappa per evitare il volere dell’Europa.
Andrea Oliva