Bologna, 29 agosto 2022 - La vita di Alessandra Matteuzzi è stata spezzata dall’uomo che diceva di amarla, Giovanni Padovani. Gliel’ha strappata via a martellate, calci e pugni, infierendo su di lei con una panchina di metallo trovata sotto il portico di casa sua, a Bologna. Lei lo aveva denunciato: ora lui risponde di omicidio aggravato dallo stalking.
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Ma il caso di Sandra è solo il più recente e drammatico dei tanti casi di violenza denunciati da donne in Emilia-Romagna. Un fenomeno per giunta in aumento.
I numeri parlano chiaro: nel 2018, le emiliano-romagnole tra i 16 e i 70 anni entrate in un Pronto soccorso sono state 567.863; di queste, 4.858 erano vittime di violenza. Nel 2019, erano quasi cinquemila. Gli accessi del 2020 sono molto minori, condizionati anche dalle restrizioni dovute alla pandemia; in questo caso a dare un dato sull’emergenza sono le telefonate ai centri antiviolenza regionali. Queste nel 2018 erano state 7.163, nel 2019 8.159, nel 2020 ben 9.827. Al numero verde gratuito 1522, i contatti aumentano da 1.100 a 1.600 in due anni. Le chiamate da vittime di violenza o di stalking sono passate dalle 251 del 2019 alle 520 dell’anno scorso. Un dato più che raddoppiato.
Sono questi i dati del rapporto sulla violenza di genere del 2021 dell’assessorato alle Pari opportunità della Regione e dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere. Numeri che danno anche un’indicazione su chi siano gli aguzzini delle donne che subiscono violenza: nel 48 per cento dei casi si tratta del partner (marito, fidanzato, convivente), nel 35 per cento di un ex. Messi insieme, si tratta di più dell’ottanta per cento dei casi denunciati di violenza di genere.
Infine, per quanto riguarda la tipologia di violenza subìta, la percentuale più alta è quella psicologica, presente in quasi il 90 per cento dei casi, affiancata dalla violenza fisica, nel 61 per cento delle denunce. Nel 36 per cento dei casi poi c’è una violenza di tipo economico (l’uomo controlla le finanze della donna) e nel 18 per cento sessuale. Chiaramente, una donna può essere vittima di violenze di diverso tipo contemporaneamente.
"I terribili fatti di violenza sulle donne che ci consegna senza sosta la cronaca quotidiana non costituiscono un’emergenza a cui far fronte, ma la punta più drammatica di un fenomeno strutturale che affonda le radici nel delirio di possesso dell’uomo sulla donna. Politiche integrate, prevenzione, protezione e punizione: se manca anche solo uno di questi tasselli salta l’efficacia di reazione del sistema. La promozione di una cultura di rispetto e di riconoscimento della soggettività femminile, un’adeguata formazione di operatori e operatrici a tutti i livelli, il sostegno ai Centri antiviolenza sono azioni che contribuiscono a fare la differenza, per le donne, tra vivere libere o soggiogate": così dichiara Roberta Mori, consigliera e Portavoce regionale Donne Democratiche, che peraltro sarà domani sera alla Fiaccolata al quartiere Navile a Bologna in memoria di Alessandra, a fianco della Rete delle donne e delle Istituzioni, contro ogni violenza.