Bologna, 2 gennaio 2025 – Parlare di tumore non è forse l’argomento più allegro per cominciare il nuovo anno, ma si sa prevenire è meglio di curare. E così va letta la notizia che la Regione Emilia Romagna che ha annunciato l’estensione dello screening per il cancro al colon retto anche alla popolazione dei residenti tra i 70 e i 74 anni. Attualmente, è previsto per chi ha tra i 50 e i 69 anni.
Il tumore del colon retto
Il tumore del colon retto è il secondo tumore più diagnosticato nella popolazione italiana e purtroppo anche il secondo tumore per mortalità. In Emilia Romagna i nuovi casi di tumore del colon retto e ano diagnosticati nel 2020 sono stati 3.088, pari al 10,7% del totale dei nuovi casi di tumore diagnosticati nell’anno (dati Registro Tumori dell’Emilia-Romagna). Nella fascia di età over 70 anni, rispetto alla fascia 50-69, l’incidenza di questa patologia è ancor più frequente.
Ma la buona notizia c’è: la mortalità di chi aderisce allo screening diminuisce del 62% negli uomini e del 54% nelle donne. Più nello specifico, i dati dimostrano che chi aderisce vanta poi il -33% nelle diagnosi di questo tipo di cancro per gli uomini e il -21% per le donne.
Da gennaio 2023, ha aderito il 53% delle persone che hanno ricevuto l’invito della Regione. Delle 280mila persone che hanno eseguito il test, il 4,7%, ossia 13.200 persone, ha ricevuto un esito positivo. Di questi, 10.600 persone hanno poi eseguito il livello successivo di analisi, ossia la colonscopia e 2.470 hanno poi ricevuto l’infausto referto di adenoma avanzato.
In sintesi, quindi, le lesioni significative vengono rilevate in un uomo ogni 90 partecipanti e in una donna ogni 150.
Cosa cambia ora
Come detto, da gennaio il programma di screening del colon retto viene esteso alla fascia di età 70-74 anni, come raccomandato dalle linee sanitarie europee più avanzate.
L’estensione è graduale: nel 2025 l’invito è rivolto ai nati nel 1955 che nel corso dell’anno compiranno i 70 anni, in continuità con la cadenza biennale dall’ultimo test eseguito o invito ricevuto. Contemporaneamente saranno invitati tutti i nati nel 1951 che compiranno i 74 anni e che avranno così l’opportunità di eseguire un ulteriore screening prima di uscire dal programma.
Nel 2026 saranno invitati anche i nati nel 1956 e nel 1952, proseguendo così fino al 2028, quando tutte le persone in età tra i 70 e 74 anni saranno comprese nella chiamata di screening.
Perché estendere lo screening
I dati del Registro tumori dell'Emilia-Romagna mostrano, infatti, un repentino aumento dell’incidenza a partire dai 75 anni: la prevenzione, grazie a un’anticipazione diagnostica del programma di screening, potrebbe avere un ruolo importante nel ridurre ulteriormente l’incidenza del tumore del colon retto e di quella in stadio avanzato, nelle fasce di età dai 70 ai 79 anni. Questo è particolarmente importante alla luce dell’attuale speranza di vita a 70 anni che, in Emilia-Romagna, è di 16,6 anni (stima dati Istat).
Come si fa il test
Il programma di screening prevede il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni 2 anni a tutte le donne e gli uomini residenti e domiciliati assistiti in Regione Emilia-Romagna a partire dai 50 anni. Il test è gratuito, fattibile tranquillamente nella propria abitazione. Una volta ricevuto l’invito da parte della Regione, si va in farmacia per ottenere il kit con tutte le istruzioni. Il test va poi riportato in farmacia per l’analisi, il referto arriva sul fascicolo sanitario elettronico o per lettera.
L’importanza di aderire alla prevenzione
“La prevenzione – sottolinea l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi – è l’elemento chiave per contrastare i tumori. L’estensione del programma di screening gratuito per il tumore del colon retto a una fascia d’età più esposta al rischio oncologico ci aiuta a contrastare la malattia, ma al tempo stesso riconosce il ruolo centrale degli screening, grazie ai quali l’incidenza e la mortalità sono diminuite. Ai cittadini chiediamo di aderire con convinzione: si tratta di un test semplice, non invasivo e potente, lo dicono i dati, per la salute di tutte e tutti”.