I due fenomeni - benché le alluvioni siano una conseguenza soprattutto della crisi climatica, e il consumo di suolo abbia invece una natura puramente antropica - sono strettamente legati.
A spiegarlo è un numero citato sulle pagine del Carlino, fra gli altri, dall'urbanista Paolo Pileri: quando si asfalta o si cementifica una porzione di territorio aumenta di sei volte la quantità di acqua che ristagna in superficie, senza essere assorbita dal terreno. Davanti a volumi di pioggia già di per sé senza precedenti, l'eccesso di cementificazione in Emilia Romagna ha reso ancora maggiore la circolazione di acqua superficiale, che non trovava luoghi in cui essere assorbita dal terreno causa l'impermeabilizzazione dei suoli.
Come se non bastasse, il 63% delle aree edificate in Emilia Romagna, l'equivalente di 33mila ettari, ricade in aree a pericolosità idraulica media: una percentuale abnorme se paragonata alla media nazionale del 12%.
CronacaCemento, Emilia Romagna la peggiore d'Italia