Rimini, 18 giugno 2024 – Avrebbe vinto anche il Tour de France, se non avesse trovato sulla sua strada un certo Miguel Indurain. "Ho avuto come rivale uno dei più grandi di sempre", dice Gianni Bugno. Lui, 60 anni compiuti il 14 febbraio (lo stesso giorno in cui è morto Pantani), vincitore di un Giro d’Italia e due Mondiali, una Milano-Sanremo, un Giro delle Fiandre e tanto altro, alla Grande Boucle ha ottenuto un secondo e un terzo posto, nel 1991 e nel 1992. Due edizioni vinte da Indurain e con lui e Claudio Chiappucci sul podio. E adesso che il Tour partirà dall’Italia, Bugno non vede l’ora di godersi la corsa dal vivo sulle strade di casa nostra.
Seguirà tutte le tappe?
"Assolutamente. Non mi voglio perdere lo spettacolo. E spero che tanti italiani finalmente capiscano la differenza tra il Tour e il Giro d’Italia".
Il Tour è l’evento sportivo più seguito nel mondo, dopo Olimpiadi e Mondiali di calcio. Come ci sono riusciti i francesi?
"Hanno saputo creare l’evento. E hanno investito tantissimo sia sul prodotto sia in termini di comunicazione. Ogni anno il Tour si conclude a Parigi (tranne questa volta, per la concomitanza con le Olimpiadi), con il presidente della Repubblica e le più alte istituzioni francesi presenti alla cerimonia finale e alle premiazioni. In Italia per il Giro non mi sembra accada la stessa cosa. L’anno scorso a Roma c’era il nostro presidente Sergio Mattarella, è vero. Ma è stata un’eccezione".
Quindi, noi italiani dovremmo copiare un po’ dai francesi?
"Penso che ci sia poca attenzione delle istituzioni, e non solo, per il Giro. Mentre in Francia il Tour è visto come uno dei grandi e importanti eventi dell’anno. Lo scoprirete nelle tappe che si correranno qui: il Tour non è paragonabile al Giro, muove molte più persone e molti più soldi".
Quanto vale questa partenza del Tour dall’Italia?
"Molto, da tanti punti di vista. Firenze ha investito tanto per poter ospitare il villaggio e la partenza della prima tappa. Ha puntato sul Tour, non sul Giro d’Italia: questo la dice lunga. E l’Emilia-Romagna ha fatto, letteralmente, un miracolo".
Nella terra che ha dato i natali a Pantani e a tanti altri campioni, ospitare il Tour de France ha un sapore speciale?
"Ce l’ha perché tutti ci ricordiamo cosa è successo l’anno scorso in Emilia Romagna, travolta dalle alluvioni. Ma questa terra è risorta, ha reagito. E sta dimostrando di essere assolutamente all’altezza di un evento sportivo internazionale come ce ne sono pochi altri nel mondo".
La seconda tappa, quella del 30 giugno, partirà da Cesenatico: un omaggio al Pirata, con cui lei ha corso…
"Marco è stato un grande uomo e un campione immenso. Sono passati 20 anni dalla sua morte, ma tutti ancora ricordano bene le sue imprese".
La Procura di Rimini ha chiesto di archiviare la nuova indagine sulla morte. Lei che idea si è fatto della vicenda?
"Che sulla tragedia di Marco ormai c’è poco da dire".
E sulla squalifica di Madonna di Campiglio del 1999 che gli costò il bis al Giro e fu l’inizio della sua drammatica parabola?
"Quello che è successo è successo. A me piace ricordare Marco per quello che è stato e per come l’ho conosciuto. Un grande uomo, un campione".