FILIPPO DONATI
Cronaca

I Gessi dell’Emilia Romagna sono Patrimonio Unesco: è ufficiale

All’indomani del terremoto al confine con la Toscana, arriva il sì da Riyadh: per l’Italia è il quinto habitat di tipo naturale riconosciuto

Bologna, 19 settembre 2023 – Più forti del terremoto. Dopo alcune delle 24 ore più lunghe della sua storia, l'Appennino romagnolo si risveglia con una delle notizie più attese: i Gessi dell'Emilia Romagna sono Patrimonio Unesco.

La notizia arriva da Riyadh, capitale dell'Arabia Saudita dove c’è stata una sessione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per la scienza e la cultura.

Il sì della sessione è arrivato nel primo pomeriggio: la Vena del Gesso romagnola, i Gessi bolognesi e di Zola Predosa, le Evaporiti di San Leo e la grotta di Onferno nel riminese, l'Alta valle del Secchia e la Bassa collina reggiana sono dunque Patrimonio dell'Umanità, sotto la dicitura 'Carsisimo evaporitico nelle grotte dell'Appennino settentrionale'.

Per l'Italia è appena il quinto habitat di tipo naturale riconosciuto Patrimonio Unesco, dopo le Dolomiti, l'Etna, le Eolie e le Faggete vetuste dell'Appennino (un sesto ambiente, il sito fossilifero di Monte San Giorgio, è per gran parte in territorio svizzero).

Conferenza Unesco: il momento del sì
Conferenza Unesco: il momento del sì

Per un caso della storia il sì dell'Unesco arriva proprio all'indomani del terremoto che ha precipitato nel terrore le popolazioni dell'Appennino: i due territori infatti – quello colpito dal sisma, ma anche dalle frane scatenate dalle alluvioni di maggio, e quello riconosciuto Patrimonio dell'Umanità – si sovrappongono. Il comune di Brisighella, dove ieri è stata chiusa una scuola in via precauzionale, è il cuore della Vena del Gesso, una delle aree, insieme ai Gessi bolognesi, capofila del processo di candidatura.

Una porzione di Appennino che ha con i rilievi collinari e le grotte un rapporto che data indietro di millenni, fin dai tempi dei romani: è il caso di fenomeni carsici come quello della Spipola, nel bolognese, o della Grotta di Re Tiberio, nel ravennate, sulle quali pagine su pagine di studi scientifici si accumulano da ormai quattro secoli. Un elemento che l'Unesco non ha potuto ignorare, e che ha finito col convincere l'assemblea che ieri si è pronunciata, dove sedevano ventuno delegazioni provenienti da cinque continenti, dall'Etiopia al Giappone, dall'Argentina all'arcipelago caraibico di Saint Vincent e Grenadine.

Gessi dell'Emilia Romagna sono Patrimonio Unesco
Gessi dell'Emilia Romagna sono Patrimonio Unesco

“Dopo sette anni di intenso lavoro siamo finalmente arrivati all'obiettivo di ottenere un risultato, forse insperato, ma sicuramente meritatissimo per la Vena del Gesso, i Gessi bolognesi e le altre aree carsiche gessose dell'Emilia Romagna. Una vittoria per il nostro Appennino in un anno non facile – commenta il presidente del comitato scientifico di candidatura Massimiliano Costa –. Un grande grazie alla Federazione speleologica dell'Emilia Romagna, senza il cui contributo non sarebbe stato possibile arrivare fino a qui, alla Regione, per averci supportato, a Paolo Forti, che ebbe per primo l'idea della candidatura, e a tutto il comitato scientifico”.

La soddisfazione di Borgonzoni

“La nostra bella Italia porta a casa un altro straordinario successo. Ancora una conquista targata Unesco: con l’iscrizione nella Lista del Patrimonio dell’Umanità del ‘Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale’ salgono a 59 i siti italiani che hanno ottenuto questo riconoscimento. Davvero una grande soddisfazione”, plaude il Sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni.