Bologna, 19 settembre 2023 – Più forti del terremoto. Dopo alcune delle 24 ore più lunghe della sua storia, l'Appennino romagnolo si risveglia con una delle notizie più attese: i Gessi dell'Emilia Romagna sono Patrimonio Unesco.
La notizia arriva da Riyadh, capitale dell'Arabia Saudita dove c’è stata una sessione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per la scienza e la cultura.
Il sì della sessione è arrivato nel primo pomeriggio: la Vena del Gesso romagnola, i Gessi bolognesi e di Zola Predosa, le Evaporiti di San Leo e la grotta di Onferno nel riminese, l'Alta valle del Secchia e la Bassa collina reggiana sono dunque Patrimonio dell'Umanità, sotto la dicitura 'Carsisimo evaporitico nelle grotte dell'Appennino settentrionale'.
Per l'Italia è appena il quinto habitat di tipo naturale riconosciuto Patrimonio Unesco, dopo le Dolomiti, l'Etna, le Eolie e le Faggete vetuste dell'Appennino (un sesto ambiente, il sito fossilifero di Monte San Giorgio, è per gran parte in territorio svizzero).
Per un caso della storia il sì dell'Unesco arriva proprio all'indomani del terremoto che ha precipitato nel terrore le popolazioni dell'Appennino: i due territori infatti – quello colpito dal sisma, ma anche dalle frane scatenate dalle alluvioni di maggio, e quello riconosciuto Patrimonio dell'Umanità – si sovrappongono. Il comune di Brisighella, dove ieri è stata chiusa una scuola in via precauzionale, è il cuore della Vena del Gesso, una delle aree, insieme ai Gessi bolognesi, capofila del processo di candidatura.
Una porzione di Appennino che ha con i rilievi collinari e le grotte un rapporto che data indietro di millenni, fin dai tempi dei romani: è il caso di fenomeni carsici come quello della Spipola, nel bolognese, o della Grotta di Re Tiberio, nel ravennate, sulle quali pagine su pagine di studi scientifici si accumulano da ormai quattro secoli. Un elemento che l'Unesco non ha potuto ignorare, e che ha finito col convincere l'assemblea che ieri si è pronunciata, dove sedevano ventuno delegazioni provenienti da cinque continenti, dall'Etiopia al Giappone, dall'Argentina all'arcipelago caraibico di Saint Vincent e Grenadine.
“Dopo sette anni di intenso lavoro siamo finalmente arrivati all'obiettivo di ottenere un risultato, forse insperato, ma sicuramente meritatissimo per la Vena del Gesso, i Gessi bolognesi e le altre aree carsiche gessose dell'Emilia Romagna. Una vittoria per il nostro Appennino in un anno non facile – commenta il presidente del comitato scientifico di candidatura Massimiliano Costa –. Un grande grazie alla Federazione speleologica dell'Emilia Romagna, senza il cui contributo non sarebbe stato possibile arrivare fino a qui, alla Regione, per averci supportato, a Paolo Forti, che ebbe per primo l'idea della candidatura, e a tutto il comitato scientifico”.
La soddisfazione di Borgonzoni
“La nostra bella Italia porta a casa un altro straordinario successo. Ancora una conquista targata Unesco: con l’iscrizione nella Lista del Patrimonio dell’Umanità del ‘Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale’ salgono a 59 i siti italiani che hanno ottenuto questo riconoscimento. Davvero una grande soddisfazione”, plaude il Sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni.