
Bologna, 7 novembre 2023 – Ripensare a come affrontare le nuove sfide climatiche. In particolare le alluvioni, che oramai sono sempre più frequenti e disastrose. Per questo nasce una task force che dovrà coordinare gli interventi di contrasto al rischio idraulico e al dissesto idrogeologico, anche in conseguenza degli eventi del maggio 2023. Ma anche fornire elementi utili all’aggiornamento e all’attuazione della pianificazione sui bacini del Reno, regionali romagnoli e Conca Marecchia, recentemente entrati a far parte del Distretto del Po.
Il fiume Po osservato speciale: “In poche ore è salito di 5 metri”

L’accordo di collaborazione è stato siglato tra Regione Emilia-Romagna, l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale, la Protezione civile e l’Associazione nazionale delle bonifiche delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (Anbi). L’avvio del gruppo di lavoro è arrivato dalla Giunta regionale che ha approvato lo schema d’intesa che sarà sottoscritto dai soggetti coinvolti.
L’accordo partirà dalla data di sottoscrizione tra le parti e avrà una durata complessiva fino al 30 giugno 2025, con uno step intermedio al 30 giugno 2024.
A questa attività si aggiungono quattro convenzioni che l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile ha messo in campo con le Università di Parma, di Padova e con il Politecnico di Milano per analizzare lo stato dei corsi d’acqua in relazione al territorio circostante, modificato nel suo assetto idraulico dall’evento alluvionale di maggio scorso nonché con l’Università di Modena e Reggio Emilia per il censimento e l’analisi dei fenomeni franosi.
La vicepresidente Priolo: “Dobbiamo ripensare tutto”
“L’evento di maggio ha completamente sconvolto il nostro territorio - ha commentato la vicepresidente della Regione con delega all’Ambiente e Protezione Civile, Irene Priolo -, su un’area di 16mila metri quadrati sono caduti quasi 4 miliardi e mezzo di metri cubi d’acqua, a partire dai crinali, con interi versanti che si sono riversati nei fiumi e sono stati trascinati dalla forza della corrente fino a valle. Ha attivato oltre 60mila nuove frane”.
“Davanti all’evidenza di eventi estremi come questo – prosegue Priolo – che saranno purtroppo sempre più frequenti, dobbiamo ripensare tutto. Le nostre infrastrutture idriche non sono state pensate ed elaborate basandosi su tempi di ritorno di oltre 200 anni. Per fare questo dobbiamo aggiornare le nostre conoscenze e questo gruppo di lavoro avrà proprio lo scopo di approfondire quel background di informazioni su cui implementare le azioni più efficaci che sappiano coniugare prevenzione e gestione del rischio idraulico con l’importante valore degli ecosistemi e della biodiversità. Questi elementi dovranno essere alla base dei piani per la ricostruzione post alluvione, che dovranno anche prevedere approcci innovativi contenenti un mix di soluzioni di carattere infrastrutturale, di mitigazione del rischio, di miglioramento della qualità ambientale del nostro territorio fino ad arrivare, se necessario, a nuove scelte di governance. Naturalmente metteremo tutte queste informazioni anche a disposizione del commissario Figliuolo”.