Bologna, 24 settembre 2024 – Non usa mezzi termini sull’alluvione, su cosa è stato fatto e cosa, invece, si sarebbe dovuto fare. E su cosa si farà, ora. Il sindaco di Faenza scrive alla più alta carica dello Stato annunciando azioni di “disobbedienza istituzionale” per venire incontro alle necessità dei propri cittadini che partono, per prima cosa, dalla necessità di non subire una nuova alluvione.
“Oggi finisce il tempo dei rimpalli di responsabilità – scandisce Massimo Isola –: iniziamo da soli i lavori di messa in sicurezza del Marzeno per prevenire quello che, realisticamente, potrebbe accadere di nuovo e metteremo a disposizione risorse economiche a fondo perduto per le famiglie alluvionate più volte. Pretenderemo inoltre da Hera spa l’assunzione delle proprie responsabilità non come semplice spettatore ma come parte del sistema territoriale di sicurezza idraulica. “Abbiamo deciso di assumerci responsabilità in deroga rispetto alle attuali normative e alle competenze di altri enti. Allo stesso modo chiediamo a tutti lo stesso atteggiamento per superare ogni barriera politica e burocratica. Ci aspettiamo coesione negli intenti e velocità negli interventi. In ogni caso, noi andiamo avanti lo stesso”, conclude Isola.
Intanto, la presidente facente funzioni dell’Emilia Romagna, Irene Priolo, ha incontrato il Commissario alla ricostruzione, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Tra le richieste al Governo: l’attivazione di procedure straordinarie – “Se è stato fatto per ricostruire il Ponte Morandi a Genova, perché non lo si può replicare in Emilia-Romagna?”, ha chiesto – e l’approvazione dei Piani Speciali presentati dalla Regione a luglio.
"Alla luce di quanto avvenuto nei giorni scorsi, con il maltempo ad abbattersi sulla Romagna e il Bolognese, abbiamo bisogno di un'accelerazione importante, avendo davanti autunno e inverno. Non possiamo pensare che basti solo il grande impegno del commissario straordinario Figliuolo. Il governo deve garantire una deroga straordinaria per approntare gli interventi urgenti". Così la presidente della Regione facente funzione, Irene Priolo. "Sui territori abbiamo avviato, già dallo scorso anno, lavori per oltre un miliardo di euro, condivisi nelle commissioni assembleari - rimarca -, per i sindaci sono stati provvidenziali, hanno salvato molte realtà', perché abbiamo agito in modo rinnovato. Il governo deve predisporre le norme per modificare e finanziare i piani speciali".
Gli alluvionati della Val di Zena, nel bolognese, scendono in piazza: è stata indetta per sabato prossimo una manifestazione in piazza Bracci a San Lazzaro, alle porte di Bologna (dalle 10.30). La "Val di Zena è in ginocchio. Botteghino di Zocca, Farneto, Pizzocalvo, Idice sono tra le frazioni più colpite nella città metropolitana di Bologna. Regione Emilia-Romagna e Città metropolitana minimizzano. Chiediamo da 16 mesi, dopo la prima alluvione di maggio 2023, i lavori di messa in sicurezza della valle", si legge nell'annuncio della manifestazione. In cui si sottolinea che "nulla è stato ancora fatto. Oltre alle difficoltà di avere i rimborsi da parte della Struttura commissariale governativa, dov'erano e dove sono Regione e Città metropolitana?". Per venerdì prossimo, inoltre, è stata indetta una assemblea pubblica "per la sicurezza della Val di Zena", appunto una delle aree più colpite dall'ultima ondata di maltempo: Comune, comitato val di Zena e cittadini si riuniranno alla chiesa di Botteghino (frazione finita di nuovo sott'acqua e travolta dal fango) "per concordare le prossime azioni da intraprendere".
Il centrodestra emiliano-romagnolo non frena e di fronte alle parole in Assemblea legislativa Irene Priolo carica a testa bassa. "Avete provato a scaricare le colpe sul governo nazionale e poi sul commissario Figliuolo: i veri sciacalli siete voi, siete una classe dirigente tossica", scandisce Giancarlo Tagliaferri di Fratelli d'Italia, il primo ad intervenire in aula dopo la relazione della presidente facente funzioni sull'alluvione della settimana scorsa. "Dopo 16 mesi - dice il consigliere Fdi - siamo costretti a tornare sul tema alluvione per via delle cose che dovevate fare e non avete fatto. Questa è la verità: non potete negarla anche se provate sempre a negarla. Il nostro pensiero - aggiunge - va a chi sta cercando di sollevarsi nonostante una Regione che non ha fatto nulla". Anzi, per Tagliaferri l'amministrazione di viale Moro "deve chiedere scusa ai cittadini dell'Emilia-Romagna, anche per le tante frane dell'Appennino", mentre la capogruppo Fdi Evangelisti trova le parole di Priolo "poco ponderate", visto che "non è mai stato negato un solo euro alla Regione".
Sulla stessa linea Michele Facci del gruppo Indipendente, secondo cui ci sono "chiare responsabilità della Regione per i lavori non fatti e la mancata cura del territorio". Per il leghista Emiliano Occhi i cittadini delle zone colpite "meritano verità. Poi - aggiunge - ci lamentiamo del fatto che non vanno più a votare. Servono infrastrutture per rimanere su questo territorio, altrimenti è meglio che ce ne andiamo tutti". Qualche critica alla giunta arriva però anche dai 5 stelle. "Mi spiace - dice la consigliera Silvia Piccinini - non aver sentito da Priolo che occorre azzerare il consumo di suolo. La legge urbanistica del 2017, che noi non abbiamo votato, si è dimostrata un fallimento. Avrei voluto anche sentire che occorre lasciare spazio ai fiumi".
Non solo polemiche "irresponsabili", accese nel pieno dell'emergenza. Ma un "virus mortale per la tenuta sociale". Una vera e propria "pugnalata alla schiena", il momento "più basso della mia esperienza amministrativa", ha detto la presidente Priolo in merito agli attacchi lanciati nei giorni scorsi dagli esponenti del Governo Meloni all'indirizzo della Regione per l'alluvione che ha colpito la Romagna. Sono "polemiche che considero irresponsabili quando mosse da esponenti istituzionali. Se si afferma che i soldi ci sono e la Regione e i Comuni non li spendono, non solo si dice il falso, ma si inietta nel sistema e nel dibattito pubblico un virus mortale sia per la collaborazione istituzionale che la coesione sociale". Numeri alla mano, rivendica la presidente, l'Agenzia regionale di Protezione civile sta portando avanti "un'attività che non ha eguali" e si è fatta carico di una "mole di lavoro che non ha riscontro nel resto del Paese", ma con "zero personale aggiuntivo".
La presidente Priolo ha anche chiesto che vengano approvati al più presto i Piani speciali per la Ricostruzione, che prevedono opere per 4,5 miliardi di euro necessarie alla sicurezza idrogeologica dell’Emilia-Romagna, oltre a 1,9 miliardi sulle infrastrutture, da realizzare nel medio-lungo periodo, a partire dalle casse di espansione e laminazione. Il Commissario Figliuolo ha garantito che, ricevuti i pareri necessari, procederà al via libera al documento, che dovrà poi essere finanziato dal Governo.
I Piani speciali per la ricostruzione dopo l'alluvione del 2023 - ricorda Priolo - sono stati presentati il 3 luglio e trasmessi al commissario il 7 luglio scorso. Ma ad oggi "non hanno ancora ricevuto il parere dei ministeri". Di fronte a una situazione di emergenza, insomma, "si continua a lavorare come se nell'ordinario", contesta Priolo.
"Al commissario e alla sua struttura ho chiesto di dedicarsi a tempo pieno a questa attività e di farlo da qui: non può essere un impegno tra gli altri da svolgere da Roma o da altre parti del mondo", ha detto la presidente Priolo, riferendo in Assemblea legislativa sull'alluvione. "Il meccanismo per cui la struttura commissariale emette ordinanze e qualcun altro è chiamato a realizzarle non ha funzionato e non funziona. Non può funzionare se i Comuni e le Province restano quelli di prima, con lo stesso personale e le stesse strutture, con i tempi ordinari", ha aggiunto Priolo.
"Al Governo chiediamo procedure straordinarie e immediate: se è stato fatto per ricostruire il Ponte Morandi a Genova, perché non lo si può replicare in Emilia-Romagna? Qui stiamo realizzando centinaia di cantieri come Regione con l’Agenzia regionale di Protezione civile, insieme ai Comuni, spesso piccoli, ma senza strumenti straordinari è come fronteggiare eventi estremi sempre più frequenti con le mani e i badili: si può continuare così? Si può anche solo pensare di fronteggiare sfide eccezionali con strumenti ordinari?”, chiede la presidente facente funzioni della Regione Emilia Romagna, Irene Priolo.
La presidente facente funzioni della Regione, Irene Priolo, ha chiesto una svolta decisa nelle opere di messa in sicurezza del territorio durante un incontro con il Commissario di Governo alla ricostruzione, il generale Francesco Paolo Figliuolo, e con i Ministeri dell’Ambiente, Infrastrutture e Trasporti, Economia e Finanze, svoltosi questa mattina. La proposta è stata recepita e la struttura commissariale si è impegnata a rivedere l’ordinanza del Pnrr, che verrà comunque approvata in tempi rapidi: contiene l’elenco delle opere da realizzare entro il 30 giugno 2026, da affiancare agli interventi urgenti e a quelli necessari alla messa in sicurezza dei territori, attesi da sindaci e comunità locali. La Regione in pochi giorni invierà alla Struttura commissariale l’elenco delle prime opere straordinarie dei Piani speciali da anticipare rispetto ai tempi previsti: alcune di ambito idraulico e altre relative a ponti che ormai rappresentano situazioni insostenibili rispetto al deflusso regolare delle acque.
E infine, Massimo Isola è chiaro sulle responsabilità, ma ancora più chiaro su ciò che deve essere fatto, ovvero non attendere più che le cose vengano fatte, ma che si facciano subito. "Sappiamo che il pezzo di cui ci occuperemo non risolverà i problemi idraulici e idrogeologici del territorio. Per quello non possiamo prescindere dai Piani Speciali. Non risolverà i problemi economici delle famiglie. Ma abbiamo un solo obiettivo: proteggere le famiglie che si sono già allagate tre volte e sostenerle con ogni mezzo a nostra disposizione. A costo, come detto, di procedere anche in deroga a procedure e norme. In coscienza, se l’amministrazione comunale ha una colpa, è quella di aver agito collaborando lealmente con enti ed Istituzioni, nel pieno rispetto delle responsabilità di ciascuno, senza accorgerci in tempo che il sistema per la ricostruzione era troppo lento, farraginoso, inadeguato. Non averlo denunciato con tutta la forza che potevamo resta il rammarico più grande. Ringrazio i dirigenti e i tecnici dell’Unione della Romagna Faentina per il rischio che hanno scelto di assumersi, accettando di firmare gli atti che servono a procedere".
"Voglio premettere la mia completa fiducia nelle istituzioni. Proprio in questi territori sappiamo bene cosa abbia significato costruire una società del benessere e le tutele di cui godiamo. Le regole, che spesso ci sembrano appesantimenti burocratici, sono fondamentali per garantire una convivenza civile, lo sviluppo, la sicurezza e la tutela dei diritti di tutti. Ma negli ultimi 16 mesi è stato difficile spiegare 'quale amministrazione si deve occupare del singolo intervento'. È stato ancora più complicato raccontare come e perché, come Comune di Faenza, non siamo potuti intervenire su alcune questioni, prima fra tutte, la protezione dal Marzeno. Negli ultimi 16 mesi, tutti i livelli istituzionali si sono occupati della ricostruzione di un territorio ferito dalle alluvioni di maggio 2023. Questo è stato fatto ricostruendo solo il passato", si legge in un altro passaggio della lettera.
"Alla prova dei fatti, iter e procedure amministrative messe in campo in questi mesi si sono dimostrate inadeguate e insufficienti. In parallelo, manca ancora l’approvazione delle linee guida di quei piani speciali di messa in sicurezza dell’intero territorio romagnolo che probabilmente solo i nostri figli vedranno realizzati. Ci stiamo occupando di ripristinare il passato e pianificare il futuro. Nessuno sembra interessarsi al presente che incombe”, denuncia Isola.
"Come Sindaco - si legge nella lettera al Capo dello Stato - mi trovo oggi costretto ad assumere decisioni forti per scuotere il 'sistema', incapace di comprendere la straordinarietà della situazione e agire di conseguenza. Non si possono contrastare i cambiamenti climatici con leggi di un secolo fa, specie in un territorio come il nostro, costretto fra una collina argillosa percorsa da numerosissimi torrenti e una pianura alluvionale, trasformata nei secoli dalla mano dell’uomo”.
"In questo passaggio della mia lettera - specifica Isola - faccio riferimento al Regio Decreto del 1904 sulle opere idrauliche che, ancora oggi, è in vigore. Sembrerà oggi superfluo sottolineare che non possiamo rispondere al cambiamento climatico con leggi che hanno 120 ANNI. Questo oggi è più chiaro che mai. Più ovvio che mai. Il nostro territorio è evidentemente impreparato ad affrontare fenomeni meteorologici estremi come quelli vissuti in questi 16 mesi".
Il sindaco Isola nella sua lettera a Mattarella non manca di ricordare come nella città, che ha subito tre alluvioni negli ultimi 16 mesi, ci siano rabbia, sconforto e un senso di abbandono da parte della Repubblica. "Il senso di comunità e la fiducia nelle Istituzioni a Faenza sono ormai in pericolo. I nostri concittadini, di fronte al riproporsi nelle medesime forme e negli stessi luoghi di calamità naturali che fino a poco tempo fa venivano definite “centenarie”, si sentono abbandonati dalla Repubblica. Riversano la loro rabbia verso tutti i livelli istituzionali coinvolti – a vario titolo e con diversi gradi di responsabilità – nella gestione dell’emergenza, nella ricostruzione delle aree colpite e nella predisposizione di azioni di prevenzione rispetto al rischio idrogeologico ed idraulico".
Al Presidente Mattarella infine preannuncio la decisione di invertire le cose, scrive anche il primo cittadino di Faenza: “Ancor prima del dovere come sindaco, la mia coscienza mi impone di non restare in una attesa inconcludente. La Giunta comunale ha perciò deciso di assumersi direttamente la responsabilità, come fosse la nostra, di interventi che l’ordinamento prevede in capo ad altre e diverse amministrazioni, in alcuni casi istituite con lo specifico e unico compito di curare la ricostruzione dei territori colpiti dalle alluvioni del maggio 2023. Sono interventi improcrastinabili che riguardano l’assistenza e il ristoro alla popolazione, il contrasto alle situazioni di dissesto idrogeologico, chieste ma non ottenute, la predisposizione di strumenti e dispositivi di sicurezza per le aree che per ben tre volte si sono allagate. Vogliamo con questo lanciare un messaggio a tutte le Istituzioni, e per farlo sappiamo di trovare in Lei, come sempre, un interlocutore attento e sensibile: mentre altri ancora discutono, noi faremo un pezzo di ciò che serve per i nostri cittadini. Con lo stesso spirito collaborativo di sempre ma pronti alla 'disobbedienza istituzionale' pur di proteggere i faentini e garantire la loro sicurezza. Questo, a partire non da un domani lontano nel tempo, ma da oggi stesso”.
Tra le altre richieste a Hera, il sindaco Isola annovera: "L'avvio entro 60 giorni di tutti i cantieri dei bypass previsti nel piano di intervento come “imminenti”, in particolare per i quartieri Orto Bertoni e Bassa Italia. Infine, dopo questo passaggio della piena nel Lamone, serve una ulteriore ricognizione immediata degli scarichi a fiume, verificandone l’operatività e intervenendo subito per la loro eventuale manutenzione".
"In questo anno Hera ha fatto un grande lavoro di progettazione e ripensamento dell’intero sistema fognario ma in questa emergenza non è stata all’altezza", scrive Isola senza mezzi termini. "In emergenza i tempi di certi lavori non sono compatibili con quelli standard. Dobbiamo fare in mesi quello che prima si faceva in anni. Quindi anche ad Hera chiediamo azioni immediate per la sicurezza dei cittadini: idrovore. Entro 30 giorni abbiamo bisogno di sostituire il dispositivo di idrovore mobili con postazioni fisse nelle aree più critiche e già individuate nel piano d’azione messo a punto insieme, garantendo in caso di emergenza un presidio costante".
"Senza attendere le autorizzazioni visto che c’era già stato un via libera informale e anche se non di nostra diretta competenza, inizieremo subito i lavori per la messa in sicurezza del Marzeno, responsabile degli allagamenti della zona di via Cimatti e di alcune zone del forese come via San Martino e altre", scrive ancora nella lettera Isola. "Seguiremo l’idea progettuale già presentata nel febbraio scorso e contenuto nell’ordinanza 13 bis della struttura commissariale, mai fino ad oggi approvata e finanziata. Si tratta di un sistema che consenta di raccogliere e bloccare l’acqua prima che raggiunga le abitazioni. Abbiamo preso contatto con i proprietari dei terreni per trovare un accordo e i tecnici sono già sul campo in modo che i lavori possano iniziare fin da subito".
"Ogni nucleo familiare che ha subìto almeno due alluvioni negli ambienti abitativi ubicati fondamentalmente nei piani terra riceverà un contributo di 10mila euro a fondo perduto come sostegno alle spese sostenute dopo il 19 settembre 2024, per le necessità della famiglia: non solo per il ripristino dell’abitazione, ma anche, ad esempio, per il pagamento di bollette, rette, mutui e qualsiasi altra necessità", scrive il sindaco di Faenza nella lettera a Mattarella.