Bologna, 8 settembre 2023 – Con 3.336 casi attivi registrati oggi aumentano anche in Emilia- Romagna i casi Covid (+45%) in linea con l’andamento complessivo italiano che registra, nel bollettino settimanale di Ministero della Salute e Iss, 21.309 contro i 14.866 della scorsa settimana (+44%).
Terapia intensiva in Emilia Romagna: ricoveri sotto controllo
La situazione dei ricoveri in terapia intensiva nella nostra regione è al momento ampiamente sotto controllo. I dati nel bollettino quotidiano dell’Emilia Romagna parlano di 3.336 casi attivi: un dato che si ritiene sottostimato visto che, rispetto ai giorni dell'emergenza, il numero dei tamponi è molto diminuito.
Ma anche a fronte di questo numero nelle terapie intensive dei vari ospedali della Regione ci sono 10 pazienti (7 quelli registrati la scorsa settimana), mentre i positivi ricoverati negli altri reparti sono 322 (+ 78 in più rispetto ai 244 della settimana scorsa): numeri nemmeno lontanamente paragonabili a quelli dei momenti più critici.
I dati provincia per provincia
Dei 1.586 nuovi casi di Coronavirus registrati questa settimana la provincia di Bologna ha segnato un +327 seguita da Ravenna (+203); Reggio Emilia (+177); Rimini (+175); Modena (+173); Ferrara (+134); Parma (+113); Piacenza (+101); Cesena (+73); Forlì (+59 ) e Imola (+51).
L’assessore Donini: “Non vediamo situazioni cliniche preoccupanti”
"Abbiamo continuato a monitorare l'andamento epidemico – spiega l’assessore regionale alla Salute, Raffaele Donini – e oggi vediamo una crescita dei casi e delle ospedalizzazioni, ma non vediamo, per fortuna, una situazione clinica preoccupante”. Insomma allo stato attuale non c'è motivo di allarmarsi per l'aumento dei contagi da Covid.
"L’Organizzazione mondiale della sanità ha detto che la pandemia era finita – spiega ancora Donini –, il ministero è su questa linea e noi ci atteniamo alle disposizioni ufficiali”. Dunque, precisa, “quando l'Oms ci dice che siamo ormai in una fase endemica, vale a dire che il virus circola, ma non colpisce più come quando le ondate epidemiche erano più preoccupanti, noi ci attestiamo lì”.
Questo, conclude però Donini, "non vuol dire che smettiamo di osservare l'andamento epidemico: siamo collegati con tutte le strutture nazionali e internazionali per monitorare l'andamento, ma oggi, dal punto di vista clinico, il Covid non è tornato ad essere quello che abbiamo conosciuto nella fase più dura della pandemia”.
Covid, nuove varianti e sintomi
Superata Arturo, l'aggiornamento Oms ora mostra un quadro in cui la variante prevalente su scala mondiale è Eris, che ha raggiunto qualche giorno fa quota 26,1% del totale sequenze. Eris (variante EG.5) ormai dominante su scala mondiale è in crescita anche in Italia dove, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, a metà agosto aveva già raggiunto il 25,8% dei contagi.
Una ricerca, condotta dall'università di Tokyo, ha rilevato in esperimenti su criceti che la variante sembra avere una maggiore capacità di infettare i polmoni. Ciò potrebbe tradursi in manifestazioni più severe di Covid-19.
La variante BA.2.86 (Pirola) molto probabilmente non sarà la nuova Omicron, che, a partire da novembre 2021, fu capace di diffondersi velocemente e portare il numero di contagi globali a cifre mai viste grazie a una quantità inedita di mutazioni. BA.2.86 condivide con Omicron l'elevato numero di mutazioni e questa caratteristica ha fatto scattare l'allarme dell'Organizzazione mondiale della sanità che l'ha subito inserita tra le varianti sotto monitoraggio. Secondo alcuni studi anche se Pirola è capace di eludere la risposta immunitaria, è meno contagiosa rispetto alle altre varianti attualmente in circolazione.