Bologna, 16 gennaio 2025 – È durata un anno e poco più. L’avventura tutta emiliano-romagnola dei Cau – Centri di assistenza e urgenza per trattare i codici minori – sembra essere già al capolinea dopo aver spento, solo una manciata di settimane fa, la candelina del primo compleanno.
Superata da una normativa nazionale che punta sulle Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) composte da medici di famiglia, pediatri e medici a quota oraria reperibili 24 ore su 24 e dai dati di produttività dei Cau che, fin dall’inizio, hanno alimentato il fronte del no e delle critiche al progetto targato Donini. Ma se le associazioni mediche intravvedono un superamento in blocco del sistema avviato in Emilia-Romagna, la Regione sembra puntare più su una valutazione caso per caso, con un orizzonte di coesistenza tra alcuni Cau e le costituende Aft.
L’intervista pubblicata dal Carlino al nuovo assessore regionale alla Sanità, Massimo Fabi non lascia spazio ad ambiguità: in alcune zone “da Parma a Piacenza e in diverse aree del Bolognese hanno funzionato bene, contribuendo a diminuire la pressione sui Pronto soccorso generali”, ma in altre no, soprattutto dove “il coordinamento tra Pronto soccorso e Cau è stata meno efficace”.
Che fare allora? “Ci siamo dati tre mesi per valutarne l’efficacia”, ha detto Fabi con l’impegno, nel mentre, di non aprirne altri. Poi c’è da gestire la partita delle Aggregazioni funzionali territoriali, previste dalla normativa nazionale. Le Aft “di fatto sono l’evoluzione dei Cau” ha spiegato pertanto “dove si creeranno queste aggregazioni non ci sarà più bisogno dei Cau”.
Tempo e soldi buttati, quindi, visto che in regione ne sono stati aperti ben 42 fino a oggi? Non secondo la Fimmg di Bologna, il cui segretario provinciale Salvatore Bauleo punta però al superamento totale di tutti i Cau. “I Cau e, quindi, gli investimenti fatti non si perderanno, ma saranno integrati nelle Aft dove i medici presenti dovranno gestire anche le urgenze – spiega –. Grazie alla condivisione dei dati e all’informatizzazione del servizio nascerà una migliore gestione dei pazienti e ci sarà un impiego delle risorse più oculato”. Certo andrà potenziata la diagnostica, dove non presente: “Ecografi ed elettrocardiografi saranno indispensabili, così come l’esecuzione di spirometrie”, ma la logistica e la pianta organica delle Aft è una partita ancora da definire a livello politico-regionale mentre “l’intesa sui Cau è scaduta”.
“Le parole e i propositi dell’assessore fanno ben sperare, poi dovremo vedere nei fatti” è la premessa di Roberto Pieralli, presidente Snami Emilia-Romagna. Per Pieralli vale l’analisi della prima ora, quando in tempi non sospetti preconizzava che i Cau non avrebbero raggiunto gli obiettivi. “Gli unici Cau che hanno portato risultati sono quelli aperti nei pronto soccorso, diventandone di fatto un ambulatorio aggiuntivo – sostiene – a dimostrazione che i pronto soccorso di oggi continuano a essere sottodimensionati rispetto alle esigenze”.
L’avvio delle Aft, però, per Pieralli parte in salita (“manca il personale, è stata sbagliata la gestione dei posti”) e resta da gestire la disparità “creata dai Cau nell’emergenza, dove i medici dei primi sono pagati più che negli ospedali”. Tema affine, quello dei costi, anche alla Fials Emilia-Romagna. “Chiediamo una riforma corposa del sistema di emergenza e urgenza, potenziare i pronto soccorso esistenti e riaprire h24 quello del Rizzoli di Bologna – afferma il segretario Alfredo Sepe –. Non si possono sprecare risorse a fare l’ennesima riforma di quello che c’è già. I codici bianchi passino dai pronto soccorso, con triage potenziati”.