FILIPPO DONATI
Cronaca

Perché si vede l’aurora boreale in Emilia Romagna

Nelle ultime ore tutti con gli occhi all’insù per vedere lo spettacolo offerto dalla natura. L’esperta: “Tempesta solare intensa, quella materia raggiunge la Terra allo stato di plasma”

Una splendida foto scattata dagli Astrofili Imolesi e Simona Righini, una delle menti del radiotelescopio di Medicina, nel Bolognese

Una splendida foto scattata dagli Astrofili Imolesi e Simona Righini, una delle menti del radiotelescopio di Medicina, nel Bolognese

Imola, 11 ottobre 2024 – Stregati a guardare il cielo. Le aurore boreali che stanno solcando il nord Italia colorandolo di rosso sono in realtà materia freneticamente in movimento: l’origine delle aurore va infatti ricercata sulla superficie del Sole, in particolare nelle sue regioni più attive, quelle da cui hanno origine le tempeste solari, fasci di materia in grado attraversare il sistema solare e arrivare sulla Terra. Qui quelle particelle vengono a contatto con l’atmosfera trasferendo energia termica, che le varie componenti del cielo terrestre, come l’ossigeno, rilasciano in forma di fasci di luce, visibili in particolare nelle ore più buie, intorno alla mezzanotte, meglio se lontano dai centri abitati. Simona Righini, astronoma dell’Istituto nazionale di astrofisica, ricercatrice al radiotelescopio di Medicina, era insieme agli Astrofili Imolesi nell’osservatorio sui colli sopra la città. A vedere il cielo e l’aurora boreale.

Dottoressa Righini, c’è una relazione fra questi fenomeni e il cambiamento climatico?

“No, la Co2 emessa dalle attività umane si accumula in strati più bassi dell’atmosfera”.

Come mai un’aurora boreale così lontano dalle regioni boreali?

“La tempesta solare attualmente in corso è particolarmente intensa, per questo motivo le particelle solari si spingono fino alle nostre latitudini. Molti hanno parlato di ‘archi rossi aurorali stabili’, una tipologia di aurora diversa da quella boreale, ma il confine fra i due fenomeni è labile: credo che quelle a cui stiamo assistendo siano aurore boreali propriamente dette, di colore soprattutto rosso perché le regioni dell’atmosfera più interessate sono quelle ad alta concentrazione di ossigeno”.

Quelle che vediamo sono insomma particelle che fino a qualche decina di ore prima facevano parte del Sole?

“Proprio così. L’aspetto più affascinante è il fatto che quelle particelle raggiungono la Terra allo stato di plasma, cioè il quarto stato della materia dopo quelli solido, liquido e gassoso. È forse l’unico frangente della nostra vita in cui ci capita di interagire così direttamente con della materia allo stato di plasma”.

Quanto può essere forte una tempesta solare?

“Nel 1989 se ne registrò una particolarmente aggressiva, con guasti agli impianti elettrici in varie parti del mondo. Ma anche in questi giorni chi trasmette via radio in frequenza HF può avere avuto difficoltà. Noi essere umani abbiamo l’atmosfera a proteggerci, fatta eccezione per una mezza dozzina di persone, e cioè gli astronauti della Stazione spaziale internazionale: durante le tempeste solari particolarmente forti devono infatti rifugiarsi nella porzione del complesso più schermata”.

Un fenomeno come quello di queste notti è molto raro?

“In trent’anni di osservazioni non avevo mai assistito ad aurore così visibili, di cui in effetti non esistono quasi tracce nella memoria collettiva locale. Eppure da un diario redatto a Imola nel 1870 sappiamo che in quell’anno, una notte, il cielo si colorò di rosso. Ci fu chi rimase sconvolto al punto da scoppiare in lacrime, mentre altri, più ottimisticamente, lo interpretarono come un segno benaugurale in vista della vendemmia”.