VALERIO BARONCINI
Cronaca

Alluvione in Emilia-Romagna: perché è successo di nuovo? Cosa sappiamo su allagamenti e precipitazioni

In 24 ore in alcune zone dell'Emilia-Romagna sono caduti fra i 250 e i 300 millimetri di pioggia e le grandi città sono per ora risparmiate. Nel, 2023 nell'ambito di entrambi gli episodi di maggio ne caddero fra i 400 e i 450. Ma ci troviamo a parlare sempre degli stessi torrenti e fiumi. Delle stesse fragilità

Gli alluvionati che abbiamo seguito passo passo, da quelle notti maledette di maggio 2023, ci chiamano, si sfogano nel cuore di una notte più buia del nero e chiedono solo “Perché?”. Perché. Non per colpa di chi. Ma perché. Le domande, all’alba e nella mattina, restano le stesse.

Nel momento in cui le polemiche politiche, che hanno già massacrato una ricostruzione difficile, avvelenano l'ennesima alluvione, cerchiamo di dare alcuni punti fermi.

A sinistra, l'esondazione del Senio a Cotignola. A destra, la situazione sotto il ponte Rosso a Faenza
A sinistra, l'esondazione del Senio a Cotignola. A destra, la situazione sotto il ponte Rosso a Faenza

I dati

In ventiquattro ore in alcune zone dell'Emilia-Romagna sono caduti fra i 250 e i 300 millimetri di pioggia. Nel, 2023 nell'ambito di entrambi gli episodi di maggio ne caddero fra i 400 e i 450.

Dunque quello del 18-19 settembre è un evento di grandi proporzioni, ma poteva essere previsto in queste dimensioni? Nessun modello aveva immaginato che, dopo lo sfogo della mattina e del pomeriggio, la notte sarebbe stata così difficile, con un rigurgito tremendo fino alle due-tre, quasi all'alba. Perché questo avviene? Il climate change rende sempre più complicate le previsioni? O bisogna agire diversamente?

L’allerta

Poi, andiamo avanti. La Regione ieri dichiarava: non siamo di fronte a un evento della stessa portata di quello del 2023. E così è stato, in effetti, anche se è arrivata la conferma di due dispersi a Traversara di Bagnacavallo, attorno alle 14. 

Ma spieghiamo bene in quale senso: le grandi città (Forlì, Cesena e Ravenna) sono per ora risparmiate, Faenza è andata sotto (sempre nel nostro povero Borgo) ma in una parte più circoscritta, gli sfollati sono davvero notevolmente meno, l'area interessata non ha le dimensioni pantagrueliche del 2023, le scuole sono state chiuse, l'allerta trasformata in rossa, dunque tutti i sistema di comunicazione di allerta hanno funzionato e, forse, l'esperienza della tragedia ha insegnato a tanti cittadini una lezione amara. 

Il solito copione

Ma ci troviamo a parlare sempre degli stessi torrenti e fiumi. Delle stesse fragilità: l'Idice, il Senio, il Tramazzo, Marzeno, il Montone. Si tappa una falla e se ne apre un'altra (prendiamo l'esempio dell'Idice, con episodi ciclici ma in punti diversi del 2019, 2023, 2024). Molti lavori sono stati fatti dal maggio 2023 a oggi, ma evidentemente non è bastato. Senza questi interventi, sarebbe stata un’altra strage ma è evidente che manchino lavori strutturali come le casse di espansione

Sul fronte della manutenzione, poi, sappiamo quanto sia difficile intervenire. Non è un tema solo di chi dovrebbe agire, ma di come - spesso - non si riesca ad agire per mille lacci e lacciuoli. Per conflitti di attribuzione, di competenze, per un sistema globale normativo che richiederebbe un'armonizzazione maggiore. Il tema non è quanto fatto dal 2023 al 2024, ma quanto è stato fatto prima, per decenni. Non è tanto il superamento degli argini, ma la tenuta degli argini. Il tema non è solo la rottura dei fiumi, ma la gestione dei canali e dei sistemi di scolo.

L'intervento dei vigili del fuoco a Cotignola
L'intervento dei vigili del fuoco a Cotignola

Le polemiche

Fratelli d'Italia con il senatore Marco Lisei attacca e dice che il Governo ha stanziato 102 milioni di euro per la sicurezza idrica, ma la "Regione non ne ha usato nemmeno uno e questi sono i risultati". Si parla dell'ordinanza 8 che riguarda gli interventi ordinari e i 102 milioni si ottengono sommando le voci delle varie autorità per la sicurezza e la gestione del territorio e della protezione civile.

E la Regione puntualizza: “Il fiume è una infrastruttura al cui interno ci sta un certo quantitativo d'acqua. Noi abbiamo bisogno che vengano finanziate le nuove casse d'espansione che stiamo mettendo nei piani speciali perché la portata dei fiumi è questa. Abbiamo bisogno di arginare l'acqua quando ci sono eventi come questo e i piani speciali devono assolutamente essere finanziati”, dice la presidente Irene Priolo Che specifica: “"I fondi stanziati dal commissario sono stati tutti impegnati e quelli ancora da liquidare sono relativi a cantieri in corso o completati, gli interventi urgenti sui fiumi sono stati tutti realizzati o sono in corso”. 

Lo scenario

Ora l'emergenza si sposta anche nel Bolognese, con sormonti importanti, ad esempio dell'Idice. E pure nelle Marche, che hanno appena ricordato con dolore i 13 morti dell'alluvione del 2022. Ma la domanda, ovunque, è la stessa: perché?