Bologna, 29 ottobre 2024 – Fumata nera. Doveva essere il giorno dei piani speciali, quello del via libera alle cinque proposte quadro per far rinascere – in sicurezza – l’Emilia-Romagna dopo l’alluvione del 2023 e il giorno della definizione di un primo pacchetto di opere da cantierare, invece da Roma è arrivata una fumata nera.
"L’incontro di oggi (ieri, ndr) con il commissario di Governo, Figliuolo, sui Piani speciali non è stato conclusivo, essendo emersa la necessità di alcuni approfondimenti", fa sapere via social la stessa presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna, Irene Priolo. Tutto rinviato, pare, di appena una manciata di giorni: l’ok ai piani dai vari ministeri sarebbe già stato incassato, quello che manca, però, è la copertura finanziaria. E non è cosa di poco conto, se si pensa che parliamo di piani che necessitano di 4,5 miliardi di euro e almeno 10 anni di lavori.
"C’è un tema di coperture, su cui il Commissario si sta confrontando col ministero dell’Economia e delle finanze", fa sapere ancora Priolo. Che offre però anche la via d’uscita. "Nessuno si aspetta di avere immediatamente a disposizione i 4,5 miliardi di euro previsti dal Piano, perché parliamo di una mole di opere strutturali che richiederanno comunque diversi anni. Al contrario, non si può nemmeno pensare che la prossima legge di bilancio non metta nulla sul 2025 e sul 2026, perché c’è assoluta urgenza di partire". Per uscire dall’impasse si potrebbe allora approvare "il Piano e contestualmente avviare ad un primo stralcio di interventi che comprende le opere più urgenti nei diversi bacini". Un ’pacchetto’ di opere che nel triennio 2025-2027 comporterebbe l’investimento di circa 877 milioni, "una cifra importante ma ragionevole per avviare gli interventi decisivi", rileva la presidente che già nei giorni scorsi aveva indicato quella somma come il minimo vitale da investire per iniziare a mettere mano seriamente al tema sicurezza in Emilia-Romagna.
Intanto, mentre in regione è prevista per oggi l’allerta arancione sulla costa ferrarese per la piena del Po e gli evacuati dell’ultima ondata di maltempo del 2024 restano sopra a quota mille, sono in arrivo a breve altre due ordinanze del commissario Figliuolo per l’alluvione 2023: quella sulle delocalizzazioni e quella sul credito d’imposta per le imprese. Due provvedimenti attesi dagli alluvionati della prima ora e che sono destinati a far discutere, almeno quello sulle delocalizzazioni. Nei giorni scorsi, nel corso di alcuni incontri pubblici tra gli alluvionati e la struttura commissariale in Romagna, hanno iniziato a circolare gli importi di cui si sta ragionando.
Si parla di cifre intorno ai 1.800 euro al metro quadrato per tutti quei soggetti che hanno avuto l’immobile gravemente danneggiato e non sia possibile ricostruire nello stesso luogo. L’importo deriva dall’ordinanza 14 del commissario Figliuolo, che aveva fissato come limite massimo per le attività di demolizione e ricostruzione 1.800 euro al metro quadrato. Occorrerà, però, attendere a questo punto il testo definitivo dell’ordinanza sulle delocalizzazioni per vedere se sarà possibile prevedere una differenziazione, ad esempio, tra chi potrà ricostruire su terreni di proprietà o messi a disposizione dai Comuni, o dovrà cercare soluzioni abitative sul libero mercato. In alcuni casi infatti la forbice tra i costi di ricostruzione (pressoché standard in Italia) e quelli dettati dal mercato in alcune aree della regione è talmente accentuata da rendere quei 1.800 euro al metro quadro insufficienti all’acquisto.