Bologna, 20 ottobre 2023 – Si chiama Contributo di immediato sostegno, ma di immediato c’è solo il nome. Soprattutto per chi, con l’alluvione, ha perso tutto o quasi. In cinque mesi solo 101 fortunati – si fa per dire – hanno ricevuto per intero quei 5mila euro a famiglia promessi e subito stanziati dal capo della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio, quando ancora la Romagna affogava e cercava di liberarsi dall’acqua.
Incagliate, tra Comuni e Regione, ci sono almeno un migliaio di pratiche di saldo: pile di scontrini, fatture, distinte di bonifico di cittadini che in questi 5 mesi hanno speso i propri risparmi per cercare di rimettere in sesto le proprie case. Soldi spesi nell’immediato, confidando anche in un altrettanto immediato rimborso, in attesa di quelli al 100% promessi dalla premier Meloni.
Andiamo con ordine. Il contributo di immediato sostegno era stato pensato fin dall’inizio come una misura rapida, articolata in un acconto di 3mila euro – erogato in virtù dell’appartenenza alla zona rossa, senza bisogno di documentazioni particolari – seguita poi da un eventuale saldo di altri 2mila euro, nel caso in cui le spese sostenute fossero state maggiori dell’acconto.
"Abbiamo deciso di alleggerire e semplificare il più possibile la modalità di richiesta di risarcimento per dare delle risposte immediate", spiegavano il 1° giugno il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e la sua vice Irene Priolo, sottolineando la scelta della "modalità innovativa" e della "procedura sperimentale" che sarebbe stata caratterizzata dalla celerità del flusso di cassa.
Ma alla prova dei fatti le cose stanno andando diversamente. Stando alla rendicontazione mensile della Protezione civile, alla data del 6 ottobre erano 1.156 le domande di saldo che i Comuni hanno caricato sulla piattaforma, ma solo 254 sono state istruite positivamente e sono passate allo step regionale: in lavorazione ancora nei Comuni restano, quindi, 902 domande. La Regione, poi, ha caricato 254 domande, ma di queste solo 101 sono state istruite positivamente e sono anche già state pagate, mentre le rimanenti 153 attendono di passare allo step successivo. La Protezione civile, ultimo anello della catena, non ha invece alcuna pratica in attesa. Perché?
Il collo di bottiglia sarebbe dettato dalla laboriosità e complessità dell’esame analitico della documentazione presentata dai cittadini. Guardando ai dati complessivi delle operazioni, infatti, la sproporzione è lampante: di acconti da 3mila euro ne sono stati chiesti e liquidati 23.464 per un totale di 70 milioni e 485mila euro, mentre i saldi liquidati liquidati sono appena 101 per 193.721,53 euro. Per quanto riguarda gli acconti liquidati, le pratiche maggiori sono arrivate dall’Unione Comuni Bassa Romagna (7.055), dall’Unione Comuni Romagna Faentina (5.145), da Forlì (3.068), Cesena (1.753) e Ravenna (1.386). Per i saldi, invece, sono appena 12 i Comuni che hanno ’chiuso’ con tanto di liquidazione le pratiche presentate dai propri cittadini: 34 a Cesena, 23 a Cervia, 11 a Predappio, 8 a Medicina e via fino al fanalino di coda: Verucchio, una pratica saldata.
Numeri a parte (c’è tempo fino a fine anno per chiedere il saldo), non sono mancate le sorprese per i cittadini che hanno presentato domanda. C’è chi, avendo acquistato una lavatrice a rate, si è visto negare l’ammissione dello scontrino a rimborso. Il motivo? L’elettrodomestico non è stato ancora pagato per intero, pertanto non è rimborsabile, né possibile accedere a un fondo per estinguere il finanziamento acceso. O ancora, se a essere finito sott’acqua è stato il garage, che è una pertinenza e non un’abitazione, non è possibile portare a rimborso per il Cis alcun intervento sostenuto per ripulire quel locale dal fango e dal contenuto daneggiato: per questo occorrerà attendere l’ordinanza di Figliuolo per i privati e i rimborsi al 100%,