L'insegna di Gianluca Gorini e Sara Silvani è diventata, dicono i giudici del Gambero, una tappa obbligata. “DaGorini è una casa”, si legge nel menu con una proposta che brilla per originalità e materie prime, pescando con disinvoltura tra intuizioni personali, echi contadini (il coniglio in tegame con patate alla cenere nocciola e rosmarino fritto) e canoni contemporanei (gli spaghetti tiepidi acqua di pomodoro albicocca e mandorla). Il merito va a piatti pienamente soddisfacenti, alla precisione delle cotture: del piccione (scottato alla brace con estratto di alloro e cipolla al cartoccio) o anche dell'animella che in primavera abbiamo provato con camomilla zenzero lattuga e piselli, aromatica sintesi dei primi caldi, ma nel menu estivo è più sfidante e decisa, con kiwi alla brace e bottarga di muggine. Diversi menu (da 78 a 140 euro), con un percorso componibile su misura e una carta dei classici come il colombaccio, il risotto funghi e tabacco latte di mandorla e nepitella o il carciofo alla brace con salsa di carciofo e pesto di erbe tostate. Carta dei vini non enciclopedica ma coerente, personale e “giusta” anche (ma non solo) nei ricarichi.
Cosa FareI migliori ristoranti dell'Emilia Romagna secondo la guida Gambero Rosso 2025