Edificata - con funzione di casina di caccia o residenza estiva - dal conte Carlo Cesare Malvasia, importante storico dell’arte seicentesco, sulle rovine di una modesta costruzione preesistente, databile a prima del 1585, la villa mostra l’uso di tecniche costruttive decisamente all'avanguardia per l’epoca. Per esempio, dal camino del salone principale si dislocavano in tutto il piano vari condotti che, trasportando il calore di stanza in stanza, davano vita a una forma primordiale di riscaldamento a pavimento. L’interno venne riccamente decorato con fregi, giochi scenografici e rappresentazioni allegoriche, databili al XVII secolo e attribuibili ad artisti quali Valesio, Togni, Franceschino Carracci, Angelo Michele Colonna e Girolamo Curti, detto il Dentone. Quest’ultimo, considerato il padre del “quadraturismo” bolognese, sperimentò per la prima volta la tecnica pittorica proprio muovendosi fra queste pareti. Il Conte Malvasia rimase il proprietario della dimora fino al 1692, quando fu lasciata in eredità all’Arciconfraternita della Vita. Da quel momento in poi si susseguirono una serie di passaggi di proprietà, tra cui si ricorda, nel 1905, il Cavalier Ferdinando Bonora, che apportò numerose modifiche al fabbricato e, nel 1928, Clara Mazzetti, dalla quale deriva l’altro nome con cui l’edificio è conosciuto sul territorio.
Al termine della Seconda guerra mondiale fu alloggio per sfollati, mentre nel 1954 l’ingegnere Alessandro Alessandri la ricevette in eredità dalla madre e, nel 2004, alla sua morte, la villa fu ereditata dalla signora Maria Vittoria Bossi, che scoprì, solo all’apertura del testamento, di essere la figlia di Alessandri. Se l’edificio è ancora in piedi lo si deve proprio a lei e a suo figlio, entrambi fautori di alcuni interventi di restauro conservativo. La villa è divenuta molto famosa a Bologna per le varie storie che si sono diffuse negli anni Novanta, quando versava in condizioni di totale abbandono. Tra le varie leggende, la più radicata narra che, all'inizio del secolo scorso, Clara, figliastra del padrone di casa, sarebbe stata sorpresa ad amoreggiare con lo stalliere e, di conseguenza, murata viva dal padre. Secondo un’altra versione, il padre l’avrebbe murata viva perché terrorizzato dai suoi poteri paranormali di chiaroveggenza. Il fantasma della ragazza, dal destino infelice, si aggirerebbe tuttora nella villa, riempendo le stanze di pianti e lamenti: per questa ragione, la villa è nota anche come ‘casa del fantasma di Clara’.
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