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Le bellezze dell’Emilia Romagna attraversate dal Tour de France: i gioielli da ammirare

Sono ben tre le tappe che interessano il territorio dell’Emilia Romagna. Dalla provincia di Rimini a quella di Piacenza: ecco i luoghi ricchi di storia, arte e natura che verranno toccati dal Grand Départ nella nostra regione

Bologna, 28 giugno 2024 – È entrata nel vivo la ‘settimana gialla’, tanto attesa dagli appassionati di ciclismo - e non solo: sabato 29 giugno, per la prima volta nella sua storia ultracentenaria, il Tour de France prenderà il via dall’Italia. Il Grand Départ si svilupperà su tre tappe e attraverserà tre regioni: Toscana, Emilia-Romagna e Piemonte.

Da sinistra le foreste casentinesi, Brisighella, la basilica di San Luca, il borgo di San Leo e le cascate del Dargnana
Da sinistra le foreste casentinesi, Brisighella, la basilica di San Luca, il borgo di San Leo e le cascate del Dargnana

Le tre tappe italiane

In particolare, la prima tappa prevede un percorso di 205 chilometri, tra Firenze e Rimini: dopo la scenografica partenza dal cuore storico di Firenze, la carovana gialla attraverserà l’Appennino tosco-romagnolo (con la prima salita al Valico Tre Faggi) e incrocerà, tra l’altro, San Leo, il territorio della Valmarecchia e San Marino, prima di raggiungere il traguardo sulla costa riminese.

La seconda tappa, domenica 30 giugno, è stata definita ‘da scattisti’: lunga 200 chilometri, porterà da Cesenatico a Bologna e toccherà Cervia, Ravenna e l’entroterra ravennate, Imola, Castel San Pietro Terme e, infine, Bologna, con un gran finale suggellato da un doppio passaggio sull’iconica salita di San Luca.

La terza tappa, lunedì 1° luglio, partirà da Piacenza e si concluderà a Torino: il tracciato include il passaggio per Tortona, in memoria del ‘campionissimo’ Fausto Coppi, l’attraversamento delle Langhe - patrimonio Unesco insieme a Roero e Monferrato (destinazione celebre per i suoi vigneti e il pregiato tartufo) - e, infine, alcune strade già coinvolte nella Milano-Sanremo. Lo sprint finale lascerà senza fiato, in uno scenario di naturale bellezza.

Il Tour de France è una delle competizioni sportive più importanti al mondo, la più seguita dopo le Olimpiadi e il Mondiale di calcio
Il Tour de France è una delle competizioni sportive più importanti al mondo, la più seguita dopo le Olimpiadi e il Mondiale di calcio

Prima tappa: Firenze-Rimini

La tappa di sabato 29 giugno sarà un’importante vetrina non solo per le città di partenza e arrivo (rispettivamente, Firenze e Rimini), ma si trasformerà in un viaggio affascinante attraverso i piccoli borghi dell’Appennino, molti dei quali pressoché sconosciuti al turismo di massa.

E sarà un omaggio a tre grandi campioni del ciclismo del passato, tutti vincitori del Tour: i toscani Gino Bartali e Gastone Nencini e il romagnolo Marco Pantani. Ma la leggenda riserva un posto speciale anche alla pioniera Alfonsina Strada, di Castelfranco Emilia, unica donna ad aver partecipato al Giro d’Italia maschile nel 1924.

I tesori nascosti in provincia di Forlì Cesena

Dalle strade panoramiche dell’Appennino alle spiagge dell’Adriatico: la prima tappa sarà interessante non solo dal punto di vista sportivo, per l’altimetria certamente notevole (3.880 metri di dislivello positivo), ma anche dal punto di vista artistico, per i tanti tesori nascosti di storia e cultura che svelerà a centinaia di milioni di spettatori in tutto il mondo. Dopo essersi lasciata alle spalle Firenze e Pontassieve, la ‘carovana gialla’ entrerà in Emilia-Romagna attraverso il passo di Valico Tre Faggi, assai ondulato, costeggerà il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi e incrocerà gli antichi borghi dell’entroterra romagnolo, compresi nella provincia di Forlì-Cesena.

Innanzitutto, Premilcuore e la vicina frazione Fiumicello, paesini di montagna posti sulla riva destra del fiume Rabbi, noti soprattutto per essere porta d’accesso al Parco nazionale delle Foreste Casentinesi e per la loro farina di castagno, detta ‘farina dolce’, da cui si ricava lo squisito castagnaccio, da degustare nei forni e nei ristoranti locali. Subito dopo, ecco Strada San Zeno, località dominata dalla torre di Mont’Erno, unica testimonianza rimasta dell’antico castello di San Zenone, il cui nome è citato per la prima volta da una pergamena camaldolese del 1239: era stato eretto per controllare tutta la valle mediana del fiume Rabbi.

Pianetto di Galeata vanta anche la presenza dei resti - un teatro e parte di un edificio termale - della città romana di Mevaniola, ricordata da Plinio il Vecchio tra le città umbre (nat.hist., III, 113);

Santa Sofia sorge nel cuore della valle del fiume Bidente e annovera numerosi ritrovamenti del periodo neolitico, che attestano la presenza nel territorio di popolazioni dedite alla caccia. Vera delizia del territorio è il formaggio raviggiolo, presidio Slow Food, prodotto da ottobre a marzo con latte vaccino crudo e caglio, senza rompere la cagliata, ma solo scolando la massa e salandola in superficie. Se ne trova notizia in documenti risalenti addirittura al Rinascimento. Pellegrino Artusi, ne La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, indica il “cacio raviggiolo” come ingrediente per i cappelletti all’uso di Romagna.

San Piero in Bagno, sviluppatosi soprattutto durante la lunga dominazione fiorentina, è collegato al rinomato borgo termale di Bagno di Romagna, con i suoi stabilimenti e i ristoranti, raggiungibile anche da una comoda pista ciclo-pedonale.

Dopo aver toccato Quarto, piccola località dell’Appennino cesenate posto a un’altitudine di 400 metri, sulle sponde del fiume Savio, gli atleti attraverseranno Sarsina, cittadina che ha dato i natali a Tito Maccio Plauto, il più grande commediografo latino, padre della commedia occidentale, e conserva le spoglie di San Vicinio, patrono e primo vescovo, con la sua taumaturgica “catena”, custodita tuttora all’interno della basilica romanica a lui dedicata. Si ritiene che il santo fosse abile a guarire le persone indemoniate e quelle affette da problemi psichici: tanti sono i miracoli a lui attribuiti, infatti, in materia soprattutto di esorcismo.

Ultimo avamposto della valle del Savio è Mercato Saraceno, fondata nel 1100 da un certo Saraceno, membro della nobile famiglia ravennate degli Onesti.

L'arrivo a Rimini e i borghi ricchi di storia

Dopo la faticosissima Côte de Barbotto - rimasta nella storia per essere stata una delle ‘palestre’ predilette da Marco Pantani (cui sono dedicati diversi cimeli e monumenti in cima alla salita, nei pressi del famoso bar Barbotto, dove lo stesso campione di Cesenatico era solito fermarsi) - si entrerà nella provincia di Rimini. Il primo comune dell’entroterra riminese sul percorso è Perticara, storico bacino minerario e oggi sede del museo storico minerario Sulphur, che documenta l’attività estrattiva dello zolfo, conclusasi nel 1964.

Da qui, si scenderà verso Novafeltria (giovane comune della Valmarecchia, nato nel 1907) e poi ancora in salita verso San Leo, meraviglioso borgo sorto in cima a un imponente masso roccioso, sede di una fortezza medievale perfettamente conservata. Fulcro della regione storica del Montefeltro, San Leo è stata citata da Dante nella Divina Commedia.

La salita panoramica di Montemaggio consentirà di entrare nel piccolo stato indipendente di San Marino, incastonato tra le Marche e le colline della Romagna: è la più antica Repubblica del mondo. Ed è sede di ben 12 musei di Stato e 6 privati, che ne raccontano arte e vicende storiche nelle diverse epoche.

Seconda tappa: l’iconico traguardo di San Luca a Bologna

Da Cesenatico, la località balneare in cui ha vissuto e riposa Marco Pantani, il gruppo dei ciclisti affronterà alcuni tratti pianeggianti lungo la via Emilia, prima di affrontare due celebri salite, in particolare la cima Gallisterna, tra Ravenna e il circuito di Imola. Qui il ciclista Julian Alaphilippe è stato incoronato campione del mondo nel 2020. Il gran finale prevede un doppio circuito della città di Bologna, con un duplice passaggio sull’iconica salita di San Luca (1,9 km al 10,6%) che ha visto lo sloveno Primoz Roglic dominare sia nella cronometro del Giro d’Italia nel 2019 che nell’ultimo giro dell’Emilia, lo scorso autunno.

Da Cesenatico a Brisighella nel segno della tradizione

Regina della cucina di pesce, Cesenatico vanta un pittoresco centro storico, nel quale si respira ancora l’atmosfera dell’antico borgo marinaro. Le sue origini risalgono al 1302, quando fu scavato il porto canale - ridisegnato nel 1502 da Leonardo da Vinci - e costruita una rocca a sua difesa. Il 2 agosto 1849, da questo porto salpò Garibaldi con Anita e duecento seguaci su “bragozzi” da pesca per Venezia assediata. All’eroe del due mondi è dedicata la tradizionale festa di Garibaldi, con il palio della cuccagna e il corteo dei “garibaldini”, ogni prima settimana di agosto.

Proprio il bragozzo (tipica barca da pesca/da carico del medio e alto Adriatico) è una delle imbarcazioni protagoniste del Museo galleggiante della marineria, unico nel suo genere in Italia: un vero e proprio percorso alla scoperta della tradizione marinara del mare Adriatico.

A breve distanza da Cesenatico, Cervia è la capitale dell’oro bianco, il tipico sale “dolce” (perché povero di potassio, sale amarognolo) al quale la località deve la sua storia e identità. Abbracciata da oltre 300 ettari di pinete e 827 di salina, Cervia rappresenta, inoltre, una vera e propria oasi naturalistica ricca di avifauna.

Con la pineta di Classe, la Salina di Cervia costituisce la stazione più meridionale del parco del delta del Po, riserva Unesco. Imperdibili le visite al Musa, il museo del sale, e all’antica salina artigianale Camillone, situata a pochi metri dagli impianti di produzione industriale, dove i vecchi salinari raccolgono ancora il sale secondo l’antico metodo della “raccolta multipla”.

Il sale dolce di Cervia, presidio Slow Food, è perfettamente integrato nella gastronomia locale e in altre delizie culinarie realizzate in Romagna, come il cioccolato al sale, i formaggi morbidi al sale e addirittura il gin aromatizzato al sale.

La bellezza di Ravenna viene da molto lontano, dai tempi in cui rivestiva il ruolo di capitale dell’impero romano d’Occidente. Città simbolo della fusione fra Oriente (i Bizantini arrivavano dal Bosforo) e Occidente, Ravenna vanta otto meraviglie dichiarate patrimonio dell’umanità Unesco: il mausoleo di Galla Placidia e quello di Teodorico, la basilica di Sant'Apollinare Nuovo e di Sant'Apollinare in Classe, il battistero degli Ariani e quello Neoniano, la cappella di Sant'Andrea e la basilica di San Vitale, con i suoi misteriosi labirinti disegnati sul pavimento delle cattedrali. A Ravenna trascorse gli ultimi anni di vita Dante Alighieri, che qui si spense la notte tra il 13 e 14 settembre 1321.

Lungo la via Emilia il gruppo incrocerà Faenza, capitale della ceramica nota in tutto il mondo (‘Faiance’ è ancora oggi il nome della maiolica in molte lingue europee), la cui antica tradizione artigianale risale al XII secolo. L’arte della ceramica ha saputo coniugare il nuovo all’antico: c’è un vivace senso artistico, infatti, nelle oltre sessanta botteghe ceramiche cittadine, nelle quali artigiani e artisti producono oggetti a marchio certificato, in forme e decori che spaziano dalle riproduzioni storiche alle sperimentazioni artistiche. Il museo internazionale della ceramica, fondato nel 1908, ospita pezzi di ogni provenienza geografica e di ogni epoca storica, con una ricca sezione dedicata alle ceramiche faentine del Rinascimento.

Brisighella, antico borgo medioevale, si distingue per la spiccata vocazione all’ospitalità e al turismo sostenibile, tanto da essere inserito nel club dei “Borghi più belli d’Italia” e certificato dal Touring Club Italiano con la “Bandiera Arancione”. Vanta inoltre importanti riconoscimenti quali “Città Slow” e “Città dell’olio e del vino”. Come la vicina Riolo Terme, anch’essa toccata dall’itinerario del Tour, Brisighella è incastonata nel Parco regionale della Vena del gesso romagnola, recentemente riconosciuta dall’Unesco patrimonio dell’umanità.

Bologna e i suoi portici patrimonio Unesco

Lungo la via Emilia – a 30 km da Bologna e a 60 dalla Riviera – c’è Imola, nota principalmente per lo storico circuito, l’Autodromo internazionale ‘Enzo e Dino Ferrari’, costruito negli anni ’50 e teatro di innumerevoli appuntamenti agonistici. Da visitare la Rocca Sforzesca, di origine duecentesca.

Ecco, dunque, il borgo medievale di Dozza, vero e proprio museo a cielo aperto, sulle cui pareti si possono ammirare oltre cento opere realizzate da nomi prestigiosi dell'arte. Il merito è della Biennale del muro dipinto, nata nel 1960 sulla falsariga di rassegne di pittura “estemporanea” e sulla tradizione italiana del muro dipinto.

Dopo Castel San Pietro Terme, al confine tra Emilia e Romagna, e Ozzano dell’Emilia, nato sulle vestigia dell’antico abitato romano di Claterna, il gruppo attraverserà le colline di San Lazzaro di Savena e arriverà a Pianoro, nel cuore del Parco naturale dei gessi bolognesi e dei calanchi dell'Abadessa, ricco di famose grotte e spettacolari affioramenti di gesso.

Quindi l’arrivo a Bologna, soprannominata la ‘Dotta’ per via della sua antica università, l’Alma Mater Studiorum: capoluogo di regione, è nota soprattutto per i suoi 40 km di portici, i più lunghi del mondo e recentemente nominati patrimonio Unesco. Ma non solo. In Appennino, nel Parco del Corno alle Scale (vetta più alta della montagna bolognese), ecco lo spettacolo delle sette cascate del Dardagna.

Terza tappa: Piacenza-Torino

Gran finale: arriverà fin quasi al confine con la Francia la terza (e ultima) della tappe italiane del Tour. Dopo la partenza da Piacenza (e il rapido passaggio dai comuni di San Nicolò e Rottofreno, sulla via Emilia), la carovana gialla si dirigerà infatti verso il Piemonte attraverso la provincia di Pavia, per poi tagliare il traguardo a Torino. Spettatori e appassionati avranno così l’opportunità di andare alla scoperta di una regione quanto mai varia, ricca di percorsi multisensoriali e di una cultura enogastronomica autentica, custodita da decine di trattorie d’eccellenza, caffè storici e ristoranti stellati.