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Caro prezzi minaccia anche il Parmigiano Reggiano: produzione a rischio tagli

A lanciare l'allarme è il presidente della sezione lattiero casearia di Confragricoltura Emilia Romagna, Roberto Gelfi: "A rischio c'è la produzione dei quantitativi di latte richiesti per la trasformazione in formaggio"

Reggio Emilia, 12 settembgre 2022 - Il caro prezzi minaccia anche il Parmigiano Reggiano. A lanciare l'allarme è il presidente della sezione lattiero casearia di Confragricoltura Emilia Romagna, Roberto Gelfi: "A rischio c'è la produzione dei quantitativi di latte richiesti per la trasformazione in formaggio Parmigiano Reggiano dalla programmazione 2023-2024 del Consorzio. Infatti a causa dei rincari, l'allevatore potrebbe decidere di ridurre il numero di capi e di conseguenza la produzione complessiva di latte". Secondo l'elaborazione di Confagricoltura Emilia-Romagna, i costi di produzione del latte per il Parmigiano Reggiano hanno subito un balzo del 40-50% in più e quelli della sua trasformazione del 35-45% rispetto all'anno precedente.

Produzione di Parmigiano Reggiano
Produzione di Parmigiano Reggiano

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"Inoltre, c'è il serio rischio - aggiunge Gelfi - che le aziende zootecniche non possiedano abbastanza liquidità per sostenere siffatti aumenti e che quindi scelgano di vendere subito parte del latte crudo sul mercato spot, destinandolo ad altri usi alimentari e non alla trasformazione in Parmigiano Reggiano".

Nelle stalle del circuito di produzione della Dop la spesa per l'energia elettrica, stima Confagricoltura Emilia Romagna, è passata mensilmente da 24 a 76 euro per capo nel periodo 2021-2022, il gasolio agricolo da 15 a 35 euro per capo e l'erba medica per l'alimentazione del bestiame da 56 a 96 euro per capo. Inoltre, Confagricoltura evidenzia che si acuisce in generale la crisi del latte alimentare per il consumo diretto o per altre produzioni lattiero-casearie.

Il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, sottolinea le difficoltà che toccano da vicino i produttori: "Il prezzo del latte crudo alla stalla è sottostimato da decenni e adesso - dice - con l'incasso di un mese l'allevatore ripaga a malapena il mangime e il carburante, restano fuori tutte le altre spese. Poi non si capisce perché permanga una sostanziale differenza tra le quotazioni stabilite negli 'accordi quadro' - attualmente sui 60 centesimi circa al litro iva inclusa- e quelle del libero mercato che si attestano ben al di sopra, a 70 centesimi circa al litro iva inclusa. Ovvio che sopravvivere a questa dura crisi diventa impossibile - conclude Bonvicini - soprattutto per coloro che sono vincolati da un prezzo fisso concordato".