Ancona, 15 febbraio 2020 - Una guerra per bande. Il Pd delle Marche sta vivendo uno dei suoi momenti più bui e la scelta del candidato per le elezioni regionali sembra un rebus irrisolvibile. La realtà dei fatti dice che al momento a essere in pista per il centrosinistra sono in tre: il governatore uscente Luca Ceriscioli, la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli (anche se non ha mai ufficializzato la sua discesa in campo) e l’ex rettore della Politecnica delle Marche Sauro Longhi. I primi due targati Pd e il terzo civico.
L’input che il Pd nazionale ha dato ai marchigiani, dopo le prime pesanti schermaglie, è stato semplice ma anche complicatissimo: trovare un candidato che sia gradito alla coalizione più ampia possibile tenendo conto che a Roma si lavora anche per un accordo con il M5s. Non solo: tutto questo deve avvenire senza le primarie, giudicate ormai tardive visto l’avvicinarsi del voto previsto per fine maggio. Una soluzione che, però, di fatto, ha sbarrato la strada a Ceriscioli che puntava sulle primarie per risollevare le sue sorti visti i tanti no alla sua ricandidatura arrivati da partiti e civici della coalizione.
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E si arriva alla Mancinelli, data come candidato forte in grado di convogliare su di sè anche i voti non strettamente legati al centrosinistra. Risultato? Una parte del Pd, quella maggioritaria e legata a Ceriscioli, ha fatto fuoco di sbarramento e quindi anche lei non risulta in grado di aggregare una coalizione ampia. Non resta che Longhi, direte. Potrebbe essere così, ma l’ex rettore, per sua stessa ammissione proprio civico non è: «Ho un canale aperto con i grillini di Roma». Quindi il professore ha in qualche modo un’etichetta che arriva anche da Articolo 1 che spinge sul suo nome così come una piccola parte del Pd rappresentata dal presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo. Queste «amicizie» di Longhi hanno provocato altre spaccature sul suo nome che non sarebbe più così in grado di tenere unito quell’insieme di partiti e movimenti che il Pd nazionale si auspica. La vicinanza ai pentastellati gli viene rimproverata da Italia Viva, Azione di Calenda, dai civici e anche da una parte del Pd. Ecco quindi che se si deve tenere conto dei suggerimenti di Roma questi tre nomi non sarebbero spendibili.
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E allora? L’ipotesi potrebbe essere quella di trovare quel mister x che superi gli attuali contendenti e metta tutti d’accordo. Ed è un’ipotesi sulla quale lavora anche il segretario regionale dei dem Giovanni Gostoli se è vero che ieri con un comunicato ha ri-bocciato le Primarie proposte nuovamente da Ceriscioli e accolte (a malincuore) da Longhi rimarcando «l’invito a tutti al senso di responsabilità e a fare squadra, perché il futuro delle Marche è più importante dei destini personali e degli interessi di partito. Al tavolo di coalizione è emerso che lo strumento delle Primarie non unisce l’intera alleanza». Parole alle quali ha fatto seguito una richiesta di incontro da parte di Ceriscioli allo stesso Gostoli insieme ai cinque segretari provincili del Pd: un incontro previsto per oggi ma al quale non si sa se Gostoli parteciperà. Anche perchè il segretario regionale lavora ad altro: «La strada più giusta per tenere insieme il campo delle forze democratiche, civiche e progressiste è quella di confrontarci su una rosa di nomi, senza veti reciproci, in grado di unire e non dividere il Pd, per arrivare alla sintesi più larga nel centrosinistra». Insomma serve un nome. E se non arriverà per la prossima settimana si potrebbe ipotizzare anche il commissariamento del Pd marchigiano con soluzioni decise dall’alto.