Modena, 18 novembre 2024 – Effetto sindaci, o meglio ex sindaci, sul Pd modenese: Gian Carlo Muzzarelli e Maria Costi (oltre 11mila preferenze, 4.500 solo a Formigine) fanno il pieno e trainano i Dem verso un risultato storico. Rilevante anche la componente cattolica: questa volta non si è concentrata su un candidato, ma si è ‘spaccata’ tra Costi e Ferrari.
Il centrodestra conserva il dominio dell’Appennino, ma la sproporzione tra Fratelli d’Italia e il resto della coalizione è davvero evidente. E ancora, l’affluenza crolla di 21 punti a livello provinciale, passando dal 69,12 al 47,2 (un po’ meglio Modena città al 50,80), ci sono meno voti complessivi. Ma le preferenze ai candidati rispetto al passato aumentano.
L’analisi / Perché de Pascale e il Pd hanno vinto – di V. Baroncini
Infine, lotta senza quartiere per il quarto posto nel Pd: la spunta alla fine Ludovica Carla Ferrari, ma con Susan Baraccani, Paolo Negro e Stefania Gasparini è stata battaglia fino all’ultimo: una dura competizione interna di cui anche in questo caso i Dem hanno beneficato.
Le urne aperte ieri, oltre ad aver decretato la vittoria di Michele de Pascale, hanno regalato tante suggestioni politiche. In primo luogo, come si diceva, balza agli occhi il risultato dell’ex sindaca di Formigine Maria Costi che supera Luca Sabattini nonostante il consigliere regionale uscente abbia preso più voti dell’altra volta: un risultato che alla vigilia in pochi pronosticavano.
Un bottino di consensi impressionate, mietuto soprattutto nella sua Formigine, dove ha raggiunto i 4.500 voti, più della metà rispetto al totale ottenuto dal partito. Un punteggio, azzarda qualcuno, da assessora o comunque da presidente dell’Assemblea regionale. E che potrebbe aprire una riflessione anche sulla futura segreteria provinciale alla quale a questo punto Costi potrebbe candidarsi.
Quanto a Muzzarelli, l’ex primo cittadino centra le previsioni e veleggia sulle quasi 14mila preferenze. Le memorie storiche ricordano che il dato ricalca la sua prima elezione alla Regione nel 2000: ma mentre allora il consenso fu distribuito tra tutti i Comuni, adesso è molto concentrato su Modena città (oltre 7mila). In montagna per esempio la performance non è stata altrettanto brillante.
L’affluenza, come si diceva è precipitata, ma nel centrosinistra si guarda al bicchiere mezzo pieno: a non andare al voto sono stati soprattutto gli elettori di centrodestra e rispetto ai voti, le preferenze, in proporzione, sono state di più rispetto al passato: segno che i candidati non sono riusciti a calamitare tanta gente alle urne, ma hanno motivato coloro che ci sono andati sui nomi da indicare. Un aspetto che vale anche per il centrodestra, in particolare per Fratelli d’Italia, altro partito dal forte radicamento.
Si registra inoltre uno scarso equilibrio nella coalizione di centrosinistra: il Movimento 5 stelle è ridotto al lumicino (3,48%), così come la lista dei riformisti, Emilia Romagna Futura 1,47% di cui fa parte Azione di Carlo Calenda e di Matteo Richetti, formazione che elettoralmente a Modena non riesce a incidere. E c’è già chi avanza la necessità di rivedere l’assetto della giunta a Modena, dove Azione ha un suo rappresentante. Tiene invece Alleanza Verdi Sinistra (a Modena un buon 7%) e significativa anche l’affermazione della civica, con Vincenzo Paldino arrivato primo.
Il centrodestra si consola con la montagna: un cappotto (tranne Fanano), con punte bulgare a Fiumalbo dove la coalizione di Elena Ugolini supera il 75 per cento. Fratelli d’Italia fa l’asso pigliatutto, piazzandosi sopra la media regionale: a Modena arriva al 24-25 per cento, laddove per esempio a Reggio Emilia si ferma al 19. Risultato particolarmente signficativo a Finale per la candidata locale Monica Malaguti, anche in ottica sindaco nel 2026.
L’allungo di Fratelli d’Italia penalizza evidentemente Forza Italia e Lega che restano al palo, tanto da essere superati a Modena città anche dalla lista civica Ugolini presidente.