Bologna, 31 ottobre 2024 – Valbruzzi, l’Emilia-Romagna è contendibile?
“Sì, è contendibile. Tutte le tornate elettorali hanno elementi di contendibilità: la mia impressione è che questa lo sia più di altre”. Il politologo Marco Valbruzzi guarda alle Regionali e la riflessione batte su due punti: se la partita sia davvero aperta e se il protagonista sarà, o meno, il calo dell’affluenza. Due argomenti che, fisiologicamente, si intrecciano.
Cosa la spinge a pensare che la contesa sia reale?
“Due fattori. Innanzitutto, per il centrosinistra, manca un candidato uscente che possa chiedere il voto sul proprio mandato elettorale, come in passato”.
Eppure l’attuale presidente facente funzioni della Regione, Irene Priolo, è capolista nella lista piddì. Non sposta?
“No, non è la stessa cosa”.
E l’altro fattore determinante?
“La mancanza di un movimento capace di mobilitare davvero tutto il centrosinistra: cinque anni fa è stato così”.
Cosa intende?
“Non fu Bonaccini allora a dare la svolta, ma il movimento delle sardine, che nessuno si immaginava sarebbe stato in grado di spronare l’elettorato in chiave anti-Salvini. Oggi quel movimento non esiste più, manca la capacità civile di chiamare l’elettorato all’adunata. Non c’è più quel vento in poppa...”.
L’exploit di Alleanza verdi sinistra alle Europee, anche in questo caso, non basta?
“Parliamo di una cosa diversa rispetto alle Sardine. Avs è un partito, in buona salute sì, ma comunque un partito. Quello che è successo cinque anni fa è differente: allora scesero in piazza i movimenti per la pace, gli antifascisti, la società civile. E lo fecero perché quella di Salvini fu vissuta come un’invasione”.
La Lega esprimeva come candidata Lucia Borgonzoni; oggi il centrodestra supporta il nome di Elena Ugolini, civica.
“C’è una candidata senza un bollino partitico preconfezionato, che alla fine rende la sollecitazione elettorale meno probabile. E, infatti, non c’è stata...”.
Mancata mobilitazione fa rima con scarsa affluenza?
“Non credo ci avvicineremo al picco più basso toccato nel 2014 con l’elezione di Bonaccini (l’affluenza fu del 37,71%, contro il 68 delle precedenti elezioni, ndr). Però si rischia di non toccare la soglia, che ormai è psicologica, del 50-55%”.
Questo avrà impatti sull’esito del voto?
“Più si abbassa la soglia di partecipazione, più si rischia un ‘effetto flipper’ con risultati imprevisti. Se ci fossero state le Sardine, oggi sapremmo che la mobilitazione avrebbe riguardato il centrosinistra. Dall’altra parte, non sappiamo se gli elettori percepiscano la competitività di queste elezioni: Ugolini ripete il mantra del ‘possiamo farcela’. Se riesce a far passare questo messaggio, le cose cambiano”.
C’entra l’alluvione? Gli elettori sono stufi del rimpallo politico di responsabilità?
“Il tema è come affrontare le emergenze di oggi: gli elettori sono stufi perché vogliono risposte, non importa che siano nazionali, regionali o locali. Oggi c’è un effetto deprimente sulla partecipazione derivante dall’alluvione, che genere sfiducia in tutti gli elettori”.
Vede un parallelismo con le Regionali in Liguria? I ‘big’ di partito verranno in città.
“Credo sia un’operazione giusta condotta dal centrodestra, che ha leader in grado di spostare. Per il centrosinistra contano molto di più gli amministratori locali, quindi è quasi pleonastico l’arrivo di Schlein, ma eventualmente anche di Renzi”.