ALESSANDRO GALLO
Editoriale
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Virtus, tra sconfitte e dubbi

Aspettando Godot. Potrebbe essere questo il tema di una Virtus che, in Europa, cade a Monaco. E lo fa per la quarta volta consecutiva. Ma l’attesa, come nell’opera di Samuel Beckett, lascia tanti punti interrogativi. Chi sarebbe il Godot capace di cambiare volto e ridare fiducia alla Virtus? Certo, fuori c’è ancora Devontae Cacok. Ma si tratta di un giocatore fermo da quasi dieci mesi. E di un giocatore che, lo scorso anno, non dimentichiamolo, era il cambio del pivot titolare (Dunston).

Può Devontae, cambiare il volto alla squadra? Pur riconoscendone atletismo, più che fisicità, appare arduo ipotizzare una variazione così marcata. E il confronto con lo scorso anno diventa impietoso. Un anno fa la Virtus correva, dava spettacolo e vinceva. Quella attuale si inceppa, prigioniera di dubbi e forse di qualche equivoco. Un anno fa, le gare le decideva Lundberg. Clyburn, che sulla carta avrebbe un pedigree migliore, non si accende mai.

Hackett è fuori condizione o comunque il lontano parente del giocatore ammirato fino a pochi mesi fa. E resta il problema Zizic: che è un centro vecchio stampo. Un pivot vero, buono. Ma buono fino a che punto in un’Eurolega sempre più mobile? Un rebus per il momento irrisolvibile. Come l’idea che Tucker, debuttante in Eurolega, non possa giocare. In un’Eurolega dove energia e atletismo comandano, uno come Rayjon, potrebbe e dovrebbe starci. A meno di non mettere in discussione tutto il mercato estivo. E se dovesse essere messo in discussione, allora la domanda sorgerebbe spontanea: qual è stato il criterio con cui è stata assemblata la Virtus 2024/2025? Chiaro che la Virtus, che è tornata in Eurolega da tre stagioni, non possa fare a cazzotti (senza subire) con le corazzate del Vecchio Continente. Ma la Virtus, con la sua storia, non può nemmeno accettare il ruolo di cenerentola della stagione. Almeno senza reagire con decisione.