ALESSANDRO CAPORALETTI
Editoriale
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Venti di crisi sulle Marche

Che aria tira per l’economia marchigiana? Non buonissima, si direbbe. Dopo il rimbalzo post pandemia, l’export peggiora e la crescita va al ralenti. “Stato di debolezza”, lo definisce Bankitalia nella relazione relativa al primo semestre del 2024. Ma c’è anche qualche segnale positivo: l’occupazione in aumento grazie all’assunzione di donne e la buona performance del turismo. Qualche numero: partiamo dalla curva della crescita, poco più di una linea piatta rispetto al 2023. Siamo a percentuali da zerovirgola (+0,2%), anche meno della media italiana (+0,4%). Per Bankitalia, pesano le tensioni geopolitiche nello scacchiere del Medio Oriente e il clima di incertezza che si respira un po’ in tutti i mercati. Non a caso, la flessione delle vendite per le industrie riguarda tutti i principali comparti della manifattura regionale, in particolare nel calzaturiero e nel farmaceutico. Ecco, qui l’export sprofonda di oltre quaranta punti percentuali, ma al netto del pessimo dato del settore medicinale il calo è comunque rilevante: meno 6,8%. Ombre e luci. Per esempio, l’attività nel settore delle costruzioni continua a vivere una fase espansiva, rileva Bankitalia, beneficiando dell’iniziativa pubblica, in particolare i cantieri legati al Pnrr e alla ricostruzione post sisma. Il terziario, invece, ha risentito dell’indebolimento della spesa delle famiglie, mentre nel comparto del turismo le presenze sono state complessivamente superiori a quelle dell’anno scorso (+2,1%) grazie soprattutto alla spinta dei turisti stranieri. Prosegue infatti il trend di calo delle presenze italiane (-1%). 

E veniamo all’occupazione, che nel primo semestre è cresciuta in linea con la media italiana (+1,7%), beneficiando del parziale recupero della componente autonoma, mentre per i lavoratori dipendenti l’espansione ha considerevolmente rallentato. Ma attenzione: nei primi nove mesi dell’anno le ore autorizzate di cassa integrazione sono cresciute in misura molto maggiore rispetto alla media nazionale, soprattutto nel comparto pelli, cuoio e calzature, a cui è riconducibile oltre la metà dell’aumento complessivo. In questo scenario complicato gli imprenditori continuano tuttavia a guardare con ottimismo al futuro prossimo (l’orizzonte è il 2025), almeno per l’indagine di Bankitalia, pur dovendosi confrontare con la cronica difficoltà di trovare manodopera, anche specializzata. Secondo le rilevazioni Excelsior di Unioncamere, a ottobre le difficoltà di reperimento di manodopera continuavano a riguardare oltre la metà degli ingressi previsti, in modo sostanzialmente stabile rispetto all’anno prima.