MASSIMO PANDOLFI
Editoriale
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Vecchio sindaco fa buon brodo

Una volta, nel calcio, esisteva la regola della monetina. Se una partita finiva in parità, e bisognava per forza avere una squadra vincitrice, si decideva tutto così. L’Italia sconfisse la Jugoslavia agli Europei del 1968 grazie a 5, 10 o 20 lire. Quattro anni prima il Bologna fu invece beffato dall’Anderlecht in Coppa Campioni. 

Testa o croce?  Altro che lotteria dei rigori:  quella della monetina era una vera, pazzesca lotteria...

La politica, che non può tirare i calci di rigore e che è meglio che lasci stare  le monetine (in genere gliele lanciano contro) ha una regola ancora più pittoresca se si finisce in pareggio. Lo abbiamo scoperto in questi giorni, in queste ore, a Zerba, un minuscolo comune in provincia di Piacenza, il più piccolo della regione. All’anagrafe sono segnate 71 persone, in inverno non c’è praticamente anima viva. 

Si votava quindici giorni fa per il sindaco e si è andati al ballottaggio. Perché al ballottaggio, vi domanderete voi, se il Comune è ben lontano dai 15mila abitanti per cui, se non si raggiunge la maggioranza assoluta, sono necessari i tempi supplementari?

Risposta semplice: perché quindici giorni fa era finito  tutto in pareggio: 57 votanti, 28 per un candidato, 28 per l’altro. E l’altra scheda? Bianca. 

Tutto da rifare, quindi.

Ma provate a indovinare cos’è successo, anzi ri-sucesso, fra domenica e ieri a Zerba. Un altro pareggio: 28 a 28, gli stessi votanti, solo un piccolo colpo di scena. La scheda bianca è diventata schede nulla. 

E quindi? Visto che non si può andare ad oltranza, visto che non si possono tirare i calci di rigore o lanciare la monetina, è diventato sindaco il candidato più vecchio.

Perché? Perché boh, la legge dice così. Punto.    

Sindaco di Zerba è Giovanni Razzari, 73 anni, ben 21 in più della sua avversaria, Claudia Borrè.

Osiamo domandare: ma se i candidati avessero avuto anche la stessa età, cosa sarebbe accaduto?