Cinquantotto suicidi dall'inizio dell'anno, l'ultimo domenica scorsa nel carcere di Bologna. Si è ammazzato un uomo di 47 anni in attesa di giudizio, quindi innocente. Del resto, è innocente un terzo dei detenuti italiani, eppure sta dentro. La conseguenza è che il sovraffollamento delle celle sfiora il 140%, il più alto in Europa. Avvocati e garanti dei detenuti si dannano inutilmente l'anima contro l'abuso della carcerazione preventiva. La politica spende tante belle parole, ma quando si parla di depenalizzazioni la sinistra si scandalizza e quando si parla di liberalizzazione delle droghe leggere lo fa la destra.
Tutti dentro, allora. E dentro cosa c'è? Dolore e spavento, come nella terza classe del Titanic di De Gregori. Il tunnel del carcere non prevede luci: assistenza psicologica carente, attività lavorativa anche. Dentro e basta. E qui vale la pena soffermarsi su un altro tabù: la condizione strutturale delle carceri italiane. Il 40 per cento dei nostri istituti di pena è stato costruito prima del 1900. Le celle sono anguste, senza doccia, a volte senz'acqua. D'estate sono forni crematori. I detenuti cucinano sui fornelletti a gas e tengono il cibo in bagno (ma il frigo non c'è). Manca lo spazio vitale. Nessuna intimità, pochissima igiene.
La frustrazione genera violenza, a volte contro gli altri, a volte contro se stessi. Le guardie carcerarie vivono lo stesso identico inferno per uno stipendio che dire misero è dire poco. L'ora d'aria? C'è, come no. Nel carcere di Bologna i detenuti possono fare una bella passeggiata di due ore dentro un cubo di cemento lungo una trentina di metri. E il carcere di Bologna risale alla metà degli anni Ottanta (mica al Seicento, come Regina Coeli), però è frutto, evidentemente, di una mentalità punitiva che sopravvive. E' dei giorni scorsi la notizia che nel carcere fiorentino di Sollicciano (anno di costruzione 1983) il giudice ha risposto così all'esposto di un detenuto che denunciava l'assenza di acqua calda: ''Ritengo che la fornitura di acqua calda all'interno della cella non sia un diritto essenziale garantito al detenuto ma una fornitura che si può pretendere solo in strutture alberghiere''.
L'ultimo rapporto di Antigone sembra un film dell'orrore. La trama: esseri umani in gabbia che combattono ogni giorno contro topi, blatte e cimici. Eppure – ed ecco il tabù – parlare di costruire nuove carceri, moderne e confortevoli, non si può: c'è chi è ideologicamente contrario alle sbarre (e chi non lo è?), chi dice che costano troppo, chi pensa che i delinquenti non si meritino altro. Anche se, guarda un po', dando un'occhiata alle statistiche europee è facile constatare che il tasso di suicidi è infinitamente inferiore in alcuni paesi del Nord Europa, soprattutto quelli scandinavi, dove le carceri assomigliano a collegi svizzeri.