Le aggressioni al personale di servizio sui treni sono diventate un flagello. Serve davvero un cambio di passo. Hanno fatto bene i capitreno e i loro colleghi a protestare dinanzi alla Prefettura di Bologna per rappresentare una situazione non più sostenibile. Quando non ci sono aggressioni fisiche pesanti le proteste sono fatte di insulti, spintoni, sputi. Vi pare normale? E' ora di intervenire con provvedimenti concreti, basta parole e promesse.
Maurizio Borghi
Risponde Beppe Boni
Viviamo in un'Italia sempre più problematica dove aumentano i femminicidi e le aggressioni alle donne, le truffe agli anziani, dove i medici e gli infermieri del Pronto soccorso lavorano sotto scorta e dove anche sui treni locali serve la protezione delle Forze dell'ordine. I capitreno fanno bene a protestare, anche se non è sempre necessario scendere in sciopero. Ora serve una svolta nella dinamica dei controlli e della presenza delle scorte sui convogli. Ma soprattutto è necessario che chi usa violenza venga punito con severità e sconti la punizione. Un Daspo ferroviario potrebbe essere un'idea. Il nostro ordinamento prevede nella maggioranza di questi casi una denuncia che per molti dei denunciati è acqua fresca. Ma non si può nemmeno tollerare che chi prende a pugni un controllore resti libero e magari il giorno successivo si ripresenti sullo stesso treno sempre senza biglietto. Chi deve occuparsene trovi una soluzione. Il governo sta facendo la propria parte. Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha assegnato un rinforzo di 45 agenti della Polizia ferroviaria destinati in buona parte alle scorte sui treni. Bisogna fare in modo che chi indossa una divisa, personale ferroviario o agenti di polizia, venga rispettato, ha spiegato un capotreno in prefettura durante la protesta. Giusto. Perché accada bisogna applicare sanzioni serie con la certezza della pena.
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