ALESSANDRO CAPORALETTI
Editoriale
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Sos siccità, ma il piano è solo sulla carta

Nelle Marche ogni anno ci piovono in testa 8 miliardi di metri cubi d’acqua, ma ne mettiamo da parte solo 140 milioni. Poi l’estate facciamo i conti con siccità, strette ai rubinetti e razionamenti in ordine sparso. Un paradosso tutto italiano (e non solo marchigiano), condito di sprechi e condotte colabrodo quel tanto che basta. 

In regione servirebbero più invasi, non necessariamente grandi – proposta lanciata al vento da anni e regolarmente persa in chiacchiere e distintivo –, mentre “il piano degli acquedotti predisposto nel 2014 dalla Regione è rimasto lì, sulla carta”, ha detto Claudio Netti, presidente emerito del Consorzio di bonifica delle Marche. Intanto ieri c’è stato un nuovo incontro operativo della direzione della Protezione civile regionale con il comitato provinciale per affrontare la difficoltà di approvvigionamento idrico nella provincia di Pesaro e Urbino. 

“Per cercare di attenuare le perdite di riserve idriche – ha spiegato  l’assessore regionale Stefano Aguzzi –sono già state attuate alcune azioni per la riduzione dei consumi, come le ordinanze dei sindaci, adottate dalla maggior parte dei Comuni della provincia, e la riduzione al 50% dei prelievi idrici per scopi diversi da quello idropotabile”. Ma non basta.  “Preso atto della situazione – ha aggiunto –, sono state disposte ulteriori azioni, in primis l’apertura del pozzo di emergenza Sant’Anna, a Fossombrone, con una portata di 150 litri al secondo. 

Contestualmente, la direzione ambiente e risorse idriche sta predisponendo un provvedimento che stabilisce la deroga al rispetto del deflusso minimo vitale a valle degli invasi”. Situazioni simili investono anche le province di Macerata, Fermo e Ascoli, ormai i due terzi del territorio regionale. E se provassimo a pianificare anziché rincorrere l’emergenza un’estate dopo l’altra?