ALESSANDRO CAPORALETTI
Editoriale
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Sisma e beni mobili, meglio tardi che mai

Meglio tardi che mai. A otto anni e più dal terremoto che ha devastato l'Italia centrale arriva la possibilità di vedere risarciti i beni – ad esempio le automobili – distrutti o gravemente danneggiati dalle scosse del 2016. Lo stabilisce (finalmente) un'ordinanza firmata dal commissario alla ricostruzione, Guido Castelli, dopo l'ultima cabina sisma del 2024, su cui le Regioni hanno raggiunto l'intesa. Dice Castelli: "Saniamo finalmente una situazione di disparità per i proprietari di beni mobili, come le automobili, distrutti dai crolli. Abbiamo raccolto un'istanza molto sentita dal territorio e assicuriamo procedure semplici e risposte rapide ai cittadini".

Come? Il contributo è destinato ai proprietari di beni mobili registrati, come automobili e altri mezzi di trasporto, che risultavano residenti nei Comuni inseriti nel cratere alla data del sisma.

Per i beni distrutti il contributo copre l'80% del valore di mercato del bene alla data del sisma, attestato tramite perizia giurata o polizza assicurativa. Per i beni gravemente danneggiati, invece, il contributo è pari all’80% delle spese sostenute per il ripristino, purché documentate.

In ogni caso, il contributo non potrà superare l’80% del valore del bene, considerando eventuali rimborsi assicurativi o altre compensazioni già ricevute. Un vulnus rispetto ai cittadini colpiti da altre calamità (vedi le alluvioni in Emilia-Romagna e nelle Marche) sanato a oltre otto anni dal terremoto, sperando che non si sia arrivati ormai fuori tempo massimo.