SERGIO GIOLI
Editoriale
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Sei anni, cinque milioni

La Sanità non funziona, checché se ne dica nemmeno in Emilia-Romagna. La Regione dà la colpa al Governo taccagno, il Governo dà la colpa alla Regione incapace. Due cose sono certe: viene speso un fiume di denaro e i cittadini-utenti sono imbufaliti perché non riescono a curarsi. Chi ieri si scannava per la legge sull'autonomia differenziata dovrebbe fare una riflessione: la domanda non è se l'unità d'Italia sia a rischio ma se il modello federale funzioni (a occhio pare di no). Peraltro tutto è cominciato con la riforma del Titolo V, targata non Lega ma Pd. Ma lasciamo stare. Perché oggi succede qualcosa che per una volta mette tutti d'accordo, che induce anche il più critico tra i critici a stendere un velo pietoso sul resto. Un bambino emiliano di 6 anni è affetto da una malattia rara molto grave che causa demielinizzazione cerebrale, cioè l'assottigliamento dello strato che ricopre le fibre nervose. Potrebbe morire tra due anni. Lui non lo sa ma i suoi genitori sì, e possiamo solo immaginare l'angoscia che non li abbandona mai. L'unica speranza è un farmaco prodotto e commercializzato da un'azienda farmaceutica statunitense: un'infusione da eseguire nell'ospedale privato della stessa casa farmaceutica del Massachusetts. Come tanti altri farmaci per malattie rare, è stato approvato anche dall'Ema a livello europeo, ma l'industria lo ha ritirato dal mercato e lo somministra solo privatamente a chi può pagarselo perché, essendo pochissimi i pazienti, non conviene produrlo. Le cure per il bambino emiliano costano 5 milioni di euro, soldi che, ovviamente, la famiglia non ha. Ebbene, i 5 milioni ce li mette la Regione. Sull'unghia, a fondo perduto. Vai e curati. Una vita vale più dei soldi. Non si lascia indietro nessuno è una frase retorica, abusata e soprattutto falsa, perché purtroppo si lascia indietro tanta gente, ed è inevitabile. Ma i bambini no. Bravi.