ANDREA ZANCHI
Editoriale

Sanità, non bisogna rassegnarsi al declino

La morte di un 85enne all’accettazione del Cau di Budrio – avvenuta dopo che lo stesso aveva lasciato il pronto soccorso del Sant’Orsola per l’attesa protrattasi per tutta la notte – è la certificazione di un sistema che ha bisogno di una robusta iniezione: di fondi e di personale

Rassegnarsi è impossibile. Anzi, è doveroso non farlo. Come è doveroso trovare soluzioni vere e strutturali al problema che ormai da troppo tempo affligge i nostri pronto soccorso. La morte dell’uomo di 85 anni all’accettazione del Cau di Budrio – avvenuta dopo che lo stesso aveva lasciato il pronto soccorso del Sant’Orsola per l’attesa protrattasi per tutta la notte – è la certificazione di un sistema che ha bisogno di una robusta iniezione: di fondi e di personale, innanzitutto. Perché aspettare un’intera notte per la rivalutazione delle proprie condizioni, anche se in mano si ha un codice verde, non dovrebbe essere la prassi.

Soprattutto in una Regione che si vanta – e in molti casi lo è sul serio – di essere all’avanguardia del Sistema sanitario nazionale, di cui proprio in questi giorni ricorre il 45° anniversario. Mentre l’attenzione si riversa tutta sull’utilità o meno dei Cau, il ragionamento dovrebbe essere fatto su un altro versante: alcune professioni mediche e infermieristiche (e quelle del comparto dell’emergenza-urgenza sono tra queste) hanno perso appeal e fascino tra nuovi laureati o personale sanitario in cerca di lavoro o di una nuova collocazione. Per ragioni economiche, per motivi legati alla qualità del lavoro, per la difficoltà di gestire afflussi di pazienti sempre più numerosi, soprattutto dopo la pandemia da Covid-19. Dunque, bene cercare di smistare altrove i casi meno complessi, ma una volta riuscito a farlo, resta sul tappeto il problema dei problemi, ovvero come ridare lustro e prestigio a un settore appannato eppur fondamentale, per migliorarne la capacità di risposta complessiva. I Cau o chi per loro, da soli, non basteranno. Bisogna ragionare su livelli diversi, dagli incentivi economici a quelli professionali, per ampliare il bacino del personale a disposizione e migliorare ancora la loro capacità di reazione. Perché la competenza e la passione di chi lavora nei nostri pronto soccorso sono un patrimonio a cui nessun Servizio Sanitario degno di questo nome può rinunciare.