Dopo l’alluvione, anzi le alluvioni, l’omicidio della scuola. Selva Malvezzi, un miracolo di archi e memorie rinascimentali nella Bassa bolognese intrappolate tra nebbia e odori di cipolle bianche e dorate, palazzacci e maceri, rischia l’eutanasia. Un finale che la politica deve impedire, trovando soluzioni originali per dimostrare che la vita di una comunità vale più di qualsiasi spending review: da sempre l’uomo in queste terre lotta contro l’acqua. Scariolanti, bonifiche, ponti. L’Idice nutre, abbraccia e devasta. Era accaduto per esempio nel 1823, quando le inondazioni divorarono la vicina Durazzo e ora solo un campanile del diciasettesimo secolo, come un dente che azzanna i campi, resta a testimoniare quella civiltà. Il torrente pareva domato. Addomesticato. E invece.
E’ accaduto duecento anni dopo, quando l’acqua stagnava per giorni, e Selva, dimenticata dai media nazionali, s’è rialzata grazie alla caparbietà della gente, dei volontari della parrocchia, di chi se l’era cavata solo per le pendenze e qualche metro d’altezza.
Da alcuni mesi un nuvolone s’è addensato sulla scuola dell’infanzia, che prima di Natale è stata chiusa ufficialmente per ragioni di sicurezza. Case aperte, scuola chiusa. Poi la scuola ha riaperto, ma sono state eliminate le agevolazioni per l’infanzia nel prossimo anno scolastico. Ergo? Quella di Selva è sempre stata una mini scuola, ma l’aritmetica non è direttamente proporzionale al valore sociale. E questo non ha colore politico. Lo dimostra quello che ha raccontato Alberto Cirio, presidente (di centrodestra) del Piemonte. Tra le Alpi, a 1.600 metri, si trova Ceresole Reale, un piccolo borgo di appena 160 abitanti. Qui, la scuola più piccola d’Italia continua a vivere grazie all’impegno di due alunni, Raffaele ed Emanuele, e della loro maestra, Vittoria. Oltre a loro gli unici altri componenti dell’istituo sono le statuine di un presepe vintage. La scuola di Ceresole Reale non è solo istruzione, è speranza. Il governatore Michele de Pascale, che invece è di centrosinistra, in una intervista con il Carlino si è detto d’accordo con Cirio e favorevole all’orgoglio di Ceresole Reale. Il tema era quello dell’autonomia e del dimensionamento scolastico.
Allora decidano i territori. E sono sicuro non ci sia un cittadino di Selva (che dista sette chilometri da Molinella ed è stata pure isolata dalle alluvioni e dalle sue cicatrici) favorevole alla chiusura della scuola. Credo che anche il Comune (ora a civici e centrodestra, prima al centrosinistra) non possa che essere d’accordo. Dunque, se il tema è il risparmio di alcune decine di migliaia di euro, si possono trovare altre idee amministrative. O bussare altrove,gli enti ci sono. Salviamo Selva, la gloriosa e autoproclamata Repubblica di Selva Malvezzi.