Editoriale

Pronto soccorso e cittadini troppo distratti

Mi reco al pronto soccorso martedì 7 gennaio alle 8.30 per il controllo di un gesso effettuato dieci giorni prima. Invece che recarmi al Ps ortopedico devo fare la fila al Ps generale, dove ho davanti 10 persone e dietro 20/30. La maggior parte stanno in piedi ad aspettare per almeno mezz’ora. Hanno veramente bisogno del pronto soccorso? O essendo un giorno feriale possono rivolgersi al medico di base o ai vari Cau sul territorio? Ne esiste uno proprio al Maggiore, a fianco del Ps superaffollato, ma all'ingresso non c’è un cartello che spieghi quali casi possono essere trattati.

Beatrice Sarti  

Risponde Beppe Boni

Il nodo dell'affollamento dei Pronto soccorso non è risolto. Le file continuano ad essere chilometriche, i tempi di attesa eccessivi, il personale (sempre molto disponibile) composto da medici e infermieri spesso insufficiente. Non c’è un’unica ragione che determina questo disagio, ma un complesso di fattori che ancora non trova soluzione. Si mettono pezze qua e là, ma il problema resta.

I Cau sono utili, eppure la loro dinamica stenta ancora a decollare ed è una materia su cui il nuovo assessore regionale alla sanità deve mettere mano molto presto. La salute non ha tempo di aspettare. Un aspetto che i cittadini spesso non conoscono è l’elenco dei casi che possono essere trattati al Cau. Certo, non è sempre possibile per un paziente decidere se imboccare la strada del Pronto soccorso o del Cau in base al disagio che patisce. Ma una informazione più dettagliata e capillare può essere utile. I Cau infatti non sono ancora percepiti del tutto nella loro utilità per cui se uno soffre un banale mal di pancia o subisce un graffio infila la porta del Pronto soccorso. Sbagliato. La sanità avrà molti difetti da correggere ma anche i cittadini devono essere più attenti e consapevoli.

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