Dopo il blocco del Cup a causa di un attacco hacker con immancabile - e prevedibile - strascico di polemiche, il nuovo scontro sulla sanità delle Marche si consuma ancora sul tallone d'Achille delle liste d'attesa, di cui in questi giorni s'è occupato anche il governo con un decreto ad hoc. Il casus belli sono i dati sulle prenotazioni al Cup diffusi dal governatore Acquaroli attraverso un video postato su Facebook. La Cgil li contesta citando l'Agenas, l'Ars (agenzia regionale sanitaria) li conferma e cita anch'essa l'Agenas, cui li fornisce. "Ci siamo chiesti il motivo per il quale le liste d'attesa sono così lunghe, e confrontando i dati del 2019, del 2023 e del 2024 ci siamo resi conto che la domanda di prenotazioni al Cup ha subito un aumento esponenziale di richieste, a cui il sistema sta dando risposte con uno sforzo enorme", ha scritto Acquaroli. I dati, dunque. "Le prenotazioni effettuate dal Cup nel 2023 sul 2019 sono cresciute del 33% e la domanda di prenotazioni del 38% - dice il governatore nel corso di un incontro -, a fronte di un sistema invariato, anzi stressato e logorato dalla pandemia. E il trend nel 2024 è addirittura peggiorato. Nei primi tre mesi il Cup ha effettuato il 50% di prenotazioni in più rispetto ai primi tre mesi del 2019, ma la domanda di prestazioni sanitarie è cresciuta del 65%". "È l'eredità della pandemia - spiega Acquaroli nel video -, perché tutto quello che in due anni e mezzo non è stato fatto in termini di prestazioni sanitarie lo ritroviamo oggi. La domanda di prestazioni sanitarie sta arrivando ora tutta insieme". Ecco, secondo la Cgil, i dati Agenas sono "opposti a quelli illustrati dal presidente Acquaroli". "Il presidente dichiara che nel periodo 2019-2023 le prenotazioni e le prestazioni sono aumentate del 33% - obietta Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil -, ma Agenas afferma che le Marche erogano il -22,5% delle prestazioni in diagnostica e per quel che riguarda le visite ambulatoriali, il crollo è pari al 18,4%". Cifre alla mano, "le Marche sono tra le ultime posizioni tra le regioni italiane per prestazioni erogate". A stretto giro, ecco la replica dell'Ars, che conferma i dati di Acquaroli col timbro proprio e dell'Agenas. "Il presidente - scrive l'Ars - ha riportato dati precisi estratti dalla sorveglianza quotidiana eseguita dall'Ars, che li trasmette ad Agenas per il monitoraggio. Dunque, nessuna contraddizione. Sono stati riportati, infatti, i dati sia della crescita della domanda di prestazioni (+ 38% nel 2023 sup 2019 e + 65% nei primi tre mesi del 2024 sugli stessi mesi del 2019), sia della crescita delle prenotazioni globali effettuate dal Cup (+ 33% nel 2013 sul 2019, + 51% nei primi tre mesi del 2024 sugli stessi mesi del 2019) senza distinzione di tipologia di prenotazione". "Le criticità riferite alla diagnostica e alle visite specialistiche - aggiunge l'Ars - sono relative al primo semestre 2023, ovvero prima che fossero destinati e spesi al 100% i fondi per le liste d'attesa per quell'anno, pari a circa 9 milioni". Per l'Ars, gli stanziamenti supplementari 2023 e 2024 e le misure contenute nei piani per il recupero delle liste d'attesa hanno consentito via via di migliorare la situazione. Trovata la spiegazione, il problema delle liste d'attesa (infinite) resta, seppur comune a tutte le regioni italiane, tanto è vero che il governo è intervenuto con una serie di provvedimenti (a saldo zero) e ha annunciato per i prossimi anni l'eliminazione del tetto di spesa per il personale medico. Ecco, questa sarebbe probabilmente la misura giusta per avere più medici e infermieri a coprire turni e reparti, invece di dover costantemente ricorrere a cooperative e gettonisti per far funzionare gli ospedali. Il problema è trovare i fondi per finanziarla.
EditorialeMarche, il rebus liste d'attesa tra dati e polemiche