ALESSANDRO CAPORALETTI
Editoriale
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Marche, gli introvabili del lavoro

Fabbri, specialisti nelle scienze della vita (biologi, agronomi, farmacisti), meccanici artigianali, operai edili specializzati, autotrasportatori, saldatori e lattonieri, operai calzaturieri, cuochi e camerieri. Sono gli introvabili del lavoro, secondo l'identikit fatto dalla Cna delle Marche. Le imprese li cercano, ma almeno nella metà dei casi non ci sono, o non si trovano. Economisti ed esperti descrivono questo trend come mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro, un fenomeno diventato pressoché endemico. "Secondo il nostro centro studi, che ha elaborato i dati Excelsior Anpal di Unioncamere e ministero del lavoro, le imprese delle Marche prevedono di assumere 30.890 lavoratori entro la fine di febbraio - dice Paolo Silenzi, presidente regionale della Cna -, ma in 52 casi su 100 hanno difficoltà a trovare i profili desiderati e devono rinunciare ad ampliare l’organico. Ciò significa perdere commesse e frenare la produzione, con ripercussioni sul sistema economico". "Per superare lo scollamento tra domanda e offerta di lavoro - è ancora Silenzi -, serve un rapporto strutturale e costante tra scuole e imprese, centri di formazione e centri per l’impiego. E un ruolo importante può assumerlo la Regione in stretta collaborazione con le associazioni di categoria, che meglio di tutti conoscono le esigenze del sistema produttivo regionale".

A prevedere assunzioni - secondo il quadro fornito da Cna - è il 12% delle imprese marchigiane, soprattutto piccole e medie. Le assunzioni si concentrano per il 61% nel settore dei servizi e per il 67% nelle imprese con meno di 50 dipendenti.

Nel 73% dei casi si avranno contratti a termine, mentre nel restante 27% le entrate previste saranno stabili con contratti a tempo indeterminato o di apprendistato.

Per una quota pari al 31% saranno assunti giovani con meno di 30 anni, ma stenta a decollare la richiesta di diplomati con istruzione tecnologica superiore Its Academy, che riguarda solo lo 0,8% dei profili. "Gli Its hanno un'enorme potenzialità inespressa, con un tasso di occupazione medio dei diplomati che sfiora il 90% e una totale coerenza tra impiego e percorso formativo - osserva Silenzi -. Vanno fatti conoscere e promossi come possibile alternativa agli studi universitari e vanno previste forme di collaborazione con gli atenei".