Editoriale

Maltempo, l’Appennino va difeso

Il maltempo che ha flagellato l'Emilia Romagna tra lunedì e martedì ha creato danni ovunque perfino con una vittima a Parma. Ancora una volta il nubifragio ha evidenziato una cosa molto precisa: l'Appennino è debole, fragile e con il clima impazzito di questi anni è diventato un'area da difendere a tutti i costi. La pianura ha dimostrato le proprie debolezze con l'alluvione dello scorso anno ma anche la montagna ha necessità di cure. Prima che la malattia diventi troppo grave.

Federico Donati 

Risponde Beppe Boni

Eh si, anche l’Appennino è un grande malato che ha bisogno di cure per difendersi dal clima sempre più impazzito, violento, imprevedibile. Se dal punto di vista della situazione idraulica la pianura piange, la montagna non ride. L’anno scorso l’alluvione frustò pianura, alte e medie quote e nei giorni scorsi, seppur in misura minore abbiamo assistito al replay con allagamenti nel Modenese, nel Reggiano, a Parma dove è morta una persona, ma anche sull’Appennino di Bologna. A Rioveggio, Vergato, Monzuno, su alcuni tratti della Porrettana, a Castel D’Aiano frane e smottamenti hanno invaso alcune vie bloccando anche la circolazione, a Savigno il torrente come una belva feroce ha divorato la strada. Questa situazione di continui disastri impone un piano straordinario di manutenzione e di rinforzo di ampie aree della montagna. Una toppa qua e là non servono più a nulla. Regione, Comuni, enti di bonifica si devono mettere a sedere come i cavalieri della tavola rotonda ed elaborare un piano straordinario di monitoraggio delle aree più a rischio per poi intervenire con opere di rinforzo e difesa del suolo. I metereologi da tempo sottolineano che gli eventi meteo straordinari sono diventati la normalità. Quindi è ora di cambiare passo. Se in pianura servono opere idrauliche per evitare le esondazioni di fiumi e torrenti, la stessa cosa fa fatta in montagna con l’aggiunta di consolidamenti di sponde, muretti di contenimento, fossi, sponde. I nubifragi sono sempre dietro l’angolo.

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