''2XUNO Messa & Spritz. Ogni domenica dalle 19,15''. Sul manifesto attaccato alla porta della parrocchia universitaria di Urbino la parola ''Spritz'' è scritta in grassetto, la parola ''Messa'' no. Giusto, perché la notizia è la bevanda, non certo la funzione religiosa. Spiega, infatti, il sottotitolo: ''Dopo la messa, apericena e spritz offerti a tutti''. Messaggio pubblicitario da strapaese: ''Venghino, signori, venghino!''. Del resto, le chiese si svuotano, proprio come i seminari. Qualcosa bisogna pur fare, avrà pensato frate Andrea, l'ideatore dell'iniziativa. Le polemiche non sono mancate e il manifesto, alla fine, sarà modificato. Ma resta la sostanza, cioè lo spritz. Spiega il parroco: ''Lo scopo della locandina graficamente accattivante, con un titolo diretto e un'impronta giovanile, era suscitare attenzione, non certo sottintendere che messa e aperitivi sono sullo stesso piano''. E aggiunge: ''Il papa ci spinge a una Chiesa in uscita e vicina ai giovani e noi facciamo questo, senza dimenticare affatto la liturgia''. Può darsi, anche se il papa ha pure raccomandato, proprio lunedì scorso in un messaggio alla Settimana Liturgica Nazionale di Modena, di valorizzare il ''canto sacro'' e ''il sacro silenzio, gesto eloquente, tempo favorevole e spazio fecondo per rimanere nell'amore del Signore''. Nulla di più lontano, ci sembra, da un'apericena. In ogni caso, iniziative come quella di Urbino non sono nuove e i risultati, ahimè, non sembrano brillantissimi. Chiese vuote a parte, i segnali di disaffezione si moltiplicano, dal rifiuto dell'insegnamento della religione a scuola al crollo catastrofico dei matrimoni religiosi: a Ravenna, per esempio, a fronte di un aumento complessivo dei matrimoni (+14,2% in un anno), la percentuale di quelli officiati in chiesa si attesta a un misero 20% (nel 2000 era il 60%). Ecco, la sensazione è che nell'ansia di rincorrere una società che va in altre direzioni, la chiesa rinunci a proporre la sua verità-vera (che, trattandosi di religione, non può essere una verità-relativa), ottenendo, paradossalmente, l'effetto contrario, perché la rinuncia al sacro e al mistero appiattisce l'offerta (per restare a un linguaggio pubblicitario) rendendola banale e comunque simile a tante altre. Ha scritto sul Foglio Matteo Matzuzzi, a proposito delle proteste indignate dei vescovi di tutto il globo per la rappresentazione gender dell'ultima cena alle Olimpiadi di Parigi: ''Una Chiesa che ha sempre più abbracciato le istanze del mondo per paura di scomparire o, peggio, di essere tacciata di insopportabile spirito retrogrado, può indignarsi di colpo per le pensate di Jolly (il direttore artistico della cerimonia, ndr)? Cosa c'è di strano, di imprevedibile o di sorprendente in tutto ciò? Niente''.
EditorialeLo spritz val bene una messa