Sarà anche vero che la situazione è leggermente migliorata, ma il nodo delle liste d'attesa nella sanità in Emilia Romagna non è per nulla risolto. La Regione fornisce dati all'apparenza soddisfacenti forse perché si fa una media. Se andiamo a vedere città per città si trovano liste bloccate anche se è vietato e tempi di attesa eterni per alcune specialità. Possibile che non si riesca ad uscirne? Basta con il solito ritornello di certa sinistra secondo cui la colpa è sempre del governo.
Attilio Pasquali
Risponde Beppe Boni
Buona parte del problema dei tempi lunghi nelle liste d'attesa in Emilia Romagna per visite specialistiche è dovuto alla scarsa organizzazione. Una mia conoscente residente nel Modenese si è sentita rispondere in farmacia che per una risonanza magnetica ad una gamba le liste per ora sono chiuse. Ripassi più avanti e arrivederci. Poi si scopre che diversi bolognesi ed emiliani in genere prenotano in un centro privato a Monselice o Rovigo e in pochi giorni, sempre a carico del servizio sanitario nazionale, ottengono l'appuntamento.
C'è qualcosa che non va. Un mistero. Una strada per risolvere il rebus c'è e lo ha spiegato molto bene sulle pagine del Carlino proprio ieri Averardo Orta, delegato Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) per Bologna e città metropolitana. Le strutture private sono a disposizione con uomini e strutture per essere utilizzate di più e meglio e in molti casi a costi inferiori rispetto al pubblico. Per ottenere risultati soddisfacenti serve un piano condiviso a lungo termine, almeno triennale, ha spiegato il manager. Il settore pubblico invece ragiona spesso solo sull'emergenza, mettendo toppe qua e là che non superano strutturalmente le carenze. Lavorare in tandem con la sanità privata accreditata non significa privatizzare la sanità. Chi lo sostiene imbroglia.