Editoriale

Le nutrie, un flagello da eliminare

Negli ultimi anni noto un sempre crescente accanimento contro animali definiti nocivi. Un esempio sono le nutrie considerate un flagello. Certo qualche danno lo fanno nei fossi e nei canali, ma non certo più dell'uomo che spesso non fa, o fa male, la manutenzione agevolando poi situazioni estreme come l'alluvione che per due volte in un anno ha colpito duramente la Romagna. Mi pare che la scelta di eliminare il maggior numero di nutrie possibile sia una esagerazione.

Maurizio Landi

Risponde Beppe Boni

Ci troviamo di fronte a due problemi separati ma nello stesso tempo intrecciati. Gli enti pubblici, e per una parte pure i privati, devono migliorare la manutenzione di fiumi, torrenti, fossi, canali, terreni collinari e montuosi e attivare difese idrauliche dove servono. La mancata cura concorre a creare disastri in casi di forti piovute come è accaduto recentemente in Romagna. Riga, su questo non si discute. Altro problema sono le nutrie, un flagello riconosciuto ovunque, a Bologna, Ferrara e nelle province limitrofe. Con le loro tane devastano argini di fossi e canali, li fanno franare, li rendono fragili. E ciò crea anomalie nel deflusso delle acque, destabilizza il territorio e contribuisce agli allagamenti. La nutria è considerata un animale altamente nocivo e per questo oggetto di piani di controllo. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, per esempio è categorico: “L'eradicazione delle specie pericolose, a partire dalla nutria, brutto da dire, ma deve essere totale”. Inoltre il grande e continuo consumo di vegetali attuato dalle nutrie secondo gli esperti provoca un deterioramento qualitativo dei biotopi umidi che rappresentano un habitat di grande valore per l'Emilia-Romagna. Questo animaletto dalle sembianze di un grande topo è protagonista di danni per decine di migliaia di euro e quindi si invocano soluzioni radicali.

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