MATTEO NACCARI
Editoriale
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La torre dei pasticci

Circa un anno fa a Bologna fu transennata la Garisenda, una delle torri simbolo della città. Tanti silenzi da parte del Comune e pochi chiarimenti sul suo stato di salute, se non un allarme ben preciso: rischia di crollare. L'area attorno alla torre, che comprende anche la 'sorella' Asinelli, fu chiusa al traffico - provocando pesanti ripercussioni sulla viabilità che persistono tuttora, danni alle attività commerciali in alcune vie e problemi di sicurezza notturna -, primo atto di una lunga storia che ha visto via via il sindaco Matteo Lepore e la sua amministrazione non chiarire mai nel dettaglio di cosa soffre la torre, tanti imprenditori donare milioni per il restauro e annunci di cantieri, che si sono concretizzati solo nel transennamento della zona vicina con alte barriere. Così da contenere un eventuale crollo della Garisenda su sé stessa. Insomma, un altro anno di studi, di parole, di idee e di pochissimi fatti concreti. Ora, pochi giorni fa, il Comune ha finalmente avviato ufficialmente l'iter per la 'messa in sicurezza' della torre, attraverso l'utilizzo delle macchine da tiro dell'Opera primiziale di Pisa, in pratica tralicci già usati per la Torre della città toscana. Procedure necessarie per l'intervento vero e proprio sui materiali fragili che compongono la torre bolognese e riportarla poi in salute. I tempi di conclusione del lavoro non sono ben definiti, ci vorranno sicuramente anni, anche perché il tutto andrà monitorato passo a passo. Valore dell'appalto poco meno di 5 milioni di euro. Quello che resta sono tanti punti interrogativi. Perché il Comune ha chiuso in fretta e furia la torre e la sua area senza avere avuto prima segnali di pericolo? Perché se questi segnali ci sono stati non si è intervenuto prima per evitare di bloccare al traffico il cuore della città e di mettere a rischio uno dei propri monumenti? Perché se tutto era così urgente è passato un anno dall'allarme al via della prima procedura per il restauro? In quest'anno si è analizzato a fondo lo stato della Garisenda e lo stesso è stato fatto per la vicina Asinelli? Perché Il Comune non ha soldi per tutto questo e ha dovuto tendere la mano in cerca di fondi dei privati? Gli interrogativi sono infiniti, così come si spera che almeno il Comune abbia costruito un piano per la viabilità futura, stia monitorando pure l'Asinelli e che ragioni su cosa succederà alla zona finito il restauro: auto e bus sì, oppure si pedonalizzerà. La speranza è che ci sia progettualità. Quella che è mancata fino ad ora.