SERGIO GIOLI
Editoriale
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La sensazione dei 30 km

Tu chiamale, se vuoi, sensazioni. A un anno dall'entrata in vigore del limite dei 30 chilometri orari in tutto il territorio urbano di Bologna, il Comune non ha ancora elaborato un bilancio dell'iniziativa, comunicando il numero di multe effettuate e magari diffondendo lo studio di un ente terzo sugli effetti del provvedimento. Eppure, a una giornalista che gli faceva notare che in città c'è la sensazione diffusa (sensazione???) che nessuno rispetti i limiti, il neoassessore alla mobilità Michele Campaniello ha risposto smentendo quelle che definisce percezioni (percezioni???) e sostenendo che ''ora gli automobilisti viaggiano in maniera più disciplinata, ci sono, sì, gli indisciplinati, ma il numero di persone rispettose è maggiore''. Niente numeri, anche se siamo certi che arriveranno presto e saranno trionfali. Campaniello anticipa che la velocità media in città è calata (magari perché il traffico è paralizzato a causa dei cantieri?) e che gli incidenti sono diminuiti. Dunque, il dossier del Comune traboccherà di statistiche lusinghiere. Ma per noi malfidati la statistica è la scienza inesatta che stabilisce che se io mangio due polli e tu nessuno, abbiamo mangiato un pollo a testa, tanto per dire che le interpretazioni possono essere mille e contrastanti tra loro. Un po' come le ''sensazioni'' e le ''percezioni''. Per questo, in modo alquanto empirico, in questi giorni ho fatto una prova: ho seguito nel traffico (quando non era bloccato) chi mi precedeva: auto private, taxi, autobus, camion, motorini. E la sensazione ha lasciato il posto alla certezza: nessuno, mezzi pubblici compresi, rispetta il limite dei 30 chilometri. Dopo qualche giorno di esperimenti, un'altra sensazione si è consolidata diventando verità assoluta: nessuno fa le multe. Guardando, poi, i tanti cartelli e la segnaletica a terra e ripensando alla campagna mediatica dell'anno scorso, una terza sensazione si è fatta prepotentemente avanti, quella, cioè, che siano stati sprecati un mucchio di soldi. Alla fine del test, queste tre sensazioni si sono fuse in un'unica, grande sensazione: che dietro città 30 ci siano parecchia ideologia, il narcisismo dei primi della classe e pochissima concretezza.