Avrà le sue buone ragioni l'azienda. Avrà le sue buone ragioni il dipendente. Il non detto prevale di sicuro sul detto e le due parti, lo diamo per scontato, si stavano terribilmente sulle scatole da tempo. Forse non si sopportavano proprio. Detto questo, possibile che, anno 2024, un operaio venga licenziato per aver mangiato una merendina?
E' successo a Cesena, nei giorni scorsi. L'azienda ha lasciato a casa il suo (ora ex) operaio accusandolo di furto. Furto di una merendina appunto. Valore? Cosa dite voi? Un euro? Due euro? Lui, l'Arsenio Lupin licenziato, padre fra l'altro di quattro figli, si è difeso dicendo che quella merendina era di scarto, che lui non l'ha rubata, che stava poco bene, che ha avuto un calo di zuccheri e che ha chiesto al caporeparto se poteva mangiarlo ricevendo, a suo avviso, un senso di accenno di sì col capo. L’azienda ha replicato che no, quella merendina non era di scarto, ma commerciabile. La cosa che ci colpisce di più, in questa vicenda, è proprio questo voler giustificare a tutti i costi ciò che è successo. Sia da parte dell'azienda, sia da parte del lavoratore.
Il nocciolo della questione è invece un altro e magari non è scritto nei codici del lavoro e penale, ma in quelli del buonsenso comune sì. Assolutamente sì. E suggerisce: non si licenzia nessuno per aver mangiato una merendina.