Ci sono valori non negoziabili: fra questi, l’antifascismo. Non negoziabile non significa però disponibile a tutti e, soprattutto, scontato. Il 29 settembre a Marzabotto, teatro del più grande massacro nazifascista firmato dalle SS della storia d’Europa, si terrà l’80esimo anniversario della strage di Monte Sole e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontrerà quello tedesco, Frank-Walter Steinmeier, in una giornata di riconciliazione e fratellanza. Era già avvenuto nel 2002, con Carlo Azeglio Ciampi e le scuse di Johannes Rau. Sul campo la devastazione lasciata da Walther Reder e dagli uomini del 16esimo battaglione Panzer Aufklärung Abteilung e della 16esima Panzer Granadier Division Reichs Führer SS; un numero di vittime ancora imprecisato; una storia di scuse (finte), perdono invocato e mancato, famiglie cancellate, pietà perduta. Ora, nel 2024, questo incontro assume una valenza cronachistica e politica maggiore. Non solo per i venti che soffiano in tanti Stati d’Europa; non solo perché da due anni il governo a trazione Fratelli d’Italia fa i conti quotidianamente con il passato e la richiesta di affermazione di verità ormai storiche; non solo perché i fondi per i risarcimenti e le sentenze di condanna ci sono, ma nessuno sta ottenendo quei soldi in virtù di cavilli, ricorsi e pastoie burocratiche assurde; questa occasione è importante perché memoria è prima di tutto condivisione, dunque dividere con altri, gestire una comunione, una comunanza, una comunità, che si fa radice e dà radici. E’ un altro valore non negoziabile. E’ la base per i nostri ragazzi, per tutti i ragazzi, a prescindere dalle idee politiche. Per una volta, i due schieramenti (sia la questione vista da sinistra a destra che viceversa) possono trovare un terreno comune. La cerimonia per Marzabotto accadrà a poche settimane dal voto per le attese elezioni regionali: non campagna elettorale, ma di civiltà.
EditorialeLa memoria, un dovere civile oltre i partiti